
La Procura deposita nuovi documenti, nel processo sui presunti illeciti per il rinnovo del consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo di Terra d’Otranto, del maggio 2014.
Il pm Carmen Ruggiero, dinanzi ai giudici della Prima Sezione Collegiale (presidente Francesca Mariano), ha presentato alcuni verbali relativi ad un’attività integrativa d’indagine. Riguardano le dichiarazioni di un imprenditore che avrebbe riferito di un accordo tra il sindaco di Carmiano Giancarlo Mazzotta, all’epoca dei fatti socio ed amministratore di fatto della banca e il cugino Giovanni, per la raccolta di deleghe e dunque sul presunto condizionamento sul voto del 4 maggio di cinque anni fa. Si tratta della stessa persona denunciata per estorsione dal “primo cittadino”. Fatti per i quali, lo stesso pm ha aperto un’inchiesta parallela. S’indaga, in questo caso, per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Due imprenditori avrebbero contattato un boss del clan Tornese, per costringere Mazzotta a versare 250mila euro (la somma di denaro “concordata” tra le parti), per i lavori in una delle strutture turistiche da lui gestite.
Non solo, poiché le indagini dei Ros vogliono accertare se ci sia un collegamento con gli “avvertimenti” subiti dal sindaco di Carmiano. Il primo risalente al dicembre 2017 quando fu lanciata una molotov contro la sua villa; il successivo, quando un uomo sostò in macchina davanti a quell’abitazione. Inoltre, alcune ore dopo, comparve un scritta minacciosa sul muro di cinta.
Invece, in una scorsa udienza, il pm Ruggiero ha prodotto altri atti. In particolare, ulteriori 23 intercettazioni che riguarderebbero Giancarlo Mazzotta. Si tratterebbe, secondo la Procura, di conversazioni che attesterebbero il suo ruolo predominante all’interno dell’ex consiglio di amministrazione e la sua capacità di influenzare le decisioni dei soci.
Gli imputati
Ricordiamo che sul banco degli imputati, oltre al “primo cittadino” di Carmiano, compaiono altre cinque persone: Ennio Capozza, 62 anni di Lecce, nelle vesti di visurista a contratto per la banca, direttore di filiale; Luciano Gallo, 50 anni di Martano; Saulle Politi, 46 anni di Monteroni; Giovanni Mazzotta, 53 anni di Monteroni, detto Gianni Conad e Maria Grazia Taurino, 53 anni di Carmiano, addetta ai mutui. Rispondono a vario titolo ed in diversa misura di: estorsione aggravata dal metodo mafioso, tentata e consumata, violenza privata, tentata concussione.
Occorre però sottolineare che, al termine dell’udienza preliminare, il gup Sergio Tosi ha emesso una sentenza di non luogo a procedere, nei confronti di Giancarlo Mazzotta, Dino Mazzotta, 42 anni di Carmiano; Italo Potì, 82 anni di Melendugno e Tommaso Congedo, 42 anni di Monteroni, per il reato di “illecita influenza sull’assemblea”.
La posizione di Giuseppe Caiaffa, 57enne di Carmiano, consigliere uscente, è già stata stralciata in precedenza.
Gli imputati sono assistiti dagli avvocati: Pantaleo Cannolletta, Andrea Sambati, Francesco Paolo Sisto, Massimo Bellini, Luigi e Roberto Rella, Carlo Sariconi, Laura Minosi, Ladislao Massari, Paolo Pepe, Antonio Savoia, Paolo Spalluto.
Inoltre, si sono già costituiti parte civile: l’ex deputato di Alleanza Nazionale Achille Villani Miglietta, assistito dall’avvocato Carlo Gervasi, (sarebbe stato accusato ingiustamente da alcuni imputati) e Giulio Ferrieri Caputi, il competitor di Dino Mazzotta per ottenere, all’epoca dei fatti, la Presidenza della banca.
Al sindaco di Carmiano viene, infatti, contestato di aver favorito il fratello Dino per ottenere la presidenza a scapito dell’altro concorrente Giulio Ferrieri Caputi. In che modo? Attraverso svariate false autenticazioni delle firme dei soci per votare per la lista capeggiata da Dino Mazzotta.
I fatti contestati (fino al 2014), occorre ricordare, si riferiscono al vecchio consiglio di amministrazione della banca.