Raffica di scarcerazioni di personaggi legati alla Scu: dal Ministero arrivano gli ispettori

Il Tribunale del Riesame di Lecce, nei giorni scorsi, ha disposto il provvedimento per circa 20 persone arrestate il 12 dicembre corso, nell’ambito dell’operazione Omega. Molti di loro sono indagati per associazione mafiosa.

Il caso della raffica di scarcerazioni di personaggi legati alla Sacra Corona Unita è al vaglio del Ministero della Giustizia che avrebbe incaricato alcuni ispettori di fare chiarezza.

Il Tribunale del Riesame di Lecce, nei giorni scorsi, ha disposto il provvedimento per circa 20 persone arrestate il mese corso, nell'ambito dell'operazione "Omega". Molti di loro risultano indagati per associazione mafiosa e sono assistiti tra gli altri dagli avvocati Ladislao Massari, Cosimo D'Agostino, Rocco Vincenti, Giuseppe Presicce, Antonio Savoia.
 
I giudici del Riesame hanno così accolto l'istanza di scarcerazione degli avvocati per la mancanza di motivazione del gip nell'ordinanza di custodia cautelare. Non ci sarebbe stata l'autonoma valutazione del giudice, rispetto alla richiesta avanzata dal pubblico ministero.

Dunque non si tratterebbe di una decisione presa nel "merito" della questione, ma sarebbe scaturita da un vizio procedurale. Ad ogni modo, la lunga serie di scarcerazioni, riguarderebbe anche altre recenti operazioni investigative, quali "Twilight" e "Federico II". Anche in questi casi si sarebbe riproposta la stessa questione, che avrebbe indotto il Riesame a scarcerare persone che rispondevano di gravi reati, tra cui l'associazione mafiosa.
 
Tornando all'Operazione "Omega", ricordiamo che sono state emesse complessivamente 58 ordinanze di custodia cautelare dal Gip di Lecce Vincenzo Brancato, su richiesta del pubblico ministero Alberto Santacatterina. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso in omicidio, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegali di arma da fuoco e spaccio di sostanze stupefacenti. Tutti i reati sono stati commessi con l’aggravante del metodo mafioso.

L'indagine è stata avviata dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Brindisi nel settembre 2012, a seguito dell’omicidio di Antonio Presta, figlio di un collaboratore di giustizia, e ha consentito di identificare il cognato Carlo Solazzo quale autore dell’efferato delitto. Il movente è riconducibile all’attività di spaccio e la gestione della cosidetta “piazza”. Tra gli affari del clan, anche il traffico di armi, grazie al ruolo rivestito dal 33enne Gennaro Hajdari (alias Tony Montenegrodi di etnia Rom, residente al “Campo Panareo” di Lecce).



In questo articolo: