Rapinarono gioielleria, minacciando con la pistola commesse e donna incinta. Condannati due brindisini

Nel processo in abbreviato, il Gup Vincenzo Brancato ha condannato Jonathan Muolo a 4 anni e 4 mesi e Antonio Fontò a 4 anni. Avrebbero fatto parte della banda di brindisini ‘in trasferta’ che svaligiò una gioielleria di Calimera di tre anni fa.

Avrebbero fatto parte della banda che svaligiò la gioielleria "La Piramide" di Calimera nel giugno di tre anni fa, minacciando con una pistola le commesse ed una cliente incinta e, con l'accusa di rapina aggravata e detenzione abusiva di armi, due giovani brindisini sono stati condannati.

Il Gup Vincenzo Brancato, nel processo celebratosi con rito abbreviato ha stabilito una pena di 4 anni e 4 mesi per il 22enne Jonathan Muolo, uno degli autori materiali del colpo e di 4 anni per il 38enne Antonio Fontò, che avrebbe avuto il ruolo di complice.

Secondo l'accusa, rappresentata dal Pubblico Ministero Massimiliano Carducci, i rapinatori (in totale cinque) si sarebbero finti clienti, chiedendo alle commesse di visionare dei gioielli; subito dopo, estrassero le pistole minacciando anche una cliente incinta e presero in fretta e furia orecchini, bracciali e collane, nonché una cinquantina di orologi e 30 diamanti sigillati per un valore complessivo di 260 mila euro, per poi scappare a bordo di una Fiat Brava.

Durante la fuga, però, l’auto (rubata a Brindisi pochi giorni prima) perse una maniglia, che divenne un elemento centrale nelle indagini. La vettura, infatti, venne data alle fiamme quella notte stessa ma il fuoco non cancellò quel “segno particolare”. La conferma ulteriore che i Carabinieri erano sulla pista giusta, arrivò dai filmati delle telecamere esterne all’attività svaligiata, in cui si notavano le due auto (la Bravo dei due autori materiali della rapina e l’Alfa Romeo dei tre complici) transitare insieme davanti alla gioielleria, pochi minuti prima del "colpo".

Una volta che il cerchio si chiuse e così anche le indagini, condotte dai Carabinieri di Calimera assieme ai colleghi della Compagnia di Lecce e Brindisi, su richiesta del Sostituto Procuratore Carmen Ruggiero, il Gip del Tribunale di Lecce Antonia Martalò emise cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere. In manette, oltre ad uno dei autori materiale del colpo, Muolo e del complice Fontò il 29enne Alfredo Zecca, il secondo "autore" e gli altri due complici Pietro Giovinazzo, di 24 anni e Antonio Olimpio, di 29 anni.
 
 
 



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