I due cantieri dell’ex Convento dei Domenicani e della Scuola di infanzia “Pisanello” ‘tornano’ al Comune di Parabita. Lo ha stabilito il Tribunale Penale del Riesame di Lecce che, su ricorso presentato dal municipio cittadino difeso dall’avvocato Pietro Quinto, ha annullato il provvedimento di sequestro probatorio emesso dal Pubblico Ministero. I sigilli erano scattati il 10 settembre scorso.
La ripresa dei lavori eviterà, come evidenziato dallo stesso primo cittadino, Alfredo Cacciapaglia la perdita dei finanziamenti. D’altro canto anche il funzionario della Soprintendenza, nelle dichiarazioni rese al Pubblico Ministero aveva affermato che il Soprintendente aveva ritenuto di non sospendere i lavori del cantiere «per non cagionare un eventuale danno erariale all’ufficio».
In particolare, il Tribunale ha accolto le censure riguardanti la carenza di motivazione del provvedimento di sequestro probatorio, adottato dal Pubblico Ministero al fine di svolgere indagini più approfondite sulle procedure di affidamento dell’appalto in relazione all’ipotesi di reato di abuso d’ufficio a carico di ignoti avuto riguardo alla nomina di un direttore dei lavori non conforme alla vigente normativa in materia di interventi di ristrutturazione sui beni di interesse storico artistico.
Il difensore del Comune, a tal proposito, ha rilevato che la tipicità del procedimento amministrativo e la questione interpretativa in ordine alla necessità di una specifica qualifica (ingegnere o architetto) del direttore dei lavori erano documentalmente acquisiti e risolvibili in termini di stretto diritto. Di particolare importanza, secondo la prospettazione dell’Avvocato Quinto, gli esiti dei giudizi amministrativi che, con riferimento al procedimento d’appalto della progettazione esecutiva e della Direzione dei lavori, avevano respinto i ricorsi dell’Architetto Cataldo (partecipante alla gara) avverso l’aggiudicazione in favore della Ditta D’Apollonia.
La questione dibattuta in sede amministrativa, ma ripresa in sede penale su denuncia dello stesso architetto Cataldo, riguardava l’interpretazione applicativa dell’articolo 52 del R.D. del 1925, che riserva agli architetti gli interventi di restauro degli immobili di rilevanza culturale, ma per la parte tecnica prevede anche la competenza degli ingegneri. Su sollecitazione della Soprintendenza, la Procura aveva disposto il sequestro dei cantieri per un’ipotesi di abuso d’ufficio a carico di ignoti.
Insomma, in altre parole, l’Avvocato Quinto ha dimostrato che i lavori di efficientamento energetico dei due edifici, per la loro intrinseca natura tecnica, potevano essere diretti da un ingegnere e non necessariamente da un architetto, come statuito dal Giudice Amministrativo.
