Gasdotto Tap, la Procura di Lecce riapre l’inchiesta dopo la lettera di otto sindaci

La Procura di Lecce ha riaperto l’indagine (archiviata nel febbraio 2017) circa la realizzazione del gasdotto Tap, che porterà gas in Puglia.

tribunale-lecce

Il gip accoglie la richiesta della Procura, di riaprire l’inchiesta sui presunti reati ambientali nella costruzione del gasdotto della Trans Adriatic Pipeline. Il giudice Cinzia Vergine ha “recepito” l’istanza del Procuratore Capo Leonardo Leone De Castris e del sostituto Procuratore Valeria Farina Valaori. Infatti, nelle settimane scorse, i “primi cittadini di Melendugno, Vernole, Castrì, Calimera, Lizzanello, Martano, Zollino e Corigliano d’Otranto, avevano indirizzato una lettera in Procura, alla luce di nuovi elementi emersi negli ultimi tempi, nella speranza di una riapertura dell’inchiesta, dopo l’archiviazione decisa dall’allora Procuratore Capo Cataldo Motta.

Questa volta, nella missiva intestata al dr. Leonardo Leone De Castris, gli otto sindaci hanno deciso di ripercorrere l’iter burocratico del progetto TAP, a partire dalla Valutazione d’Impatto Ambientale rilasciata dal Ministero dell’Ambiente. Negli atti depositati in Procura si ipotizzano dei vizi sullo “spacchettamento” del progetto, oltre a una VAS incompleta in merito all’allaccio. Dunque i sindaci chiedono di considerare il gasdotto come un unico impianto che parte da San Foca ed arriva a Mesagne.

Il gip ha stabilito di disporre nuove indagini su queste questioni. Al vaglio della Procura anche la presunta dichiarazione di falso, riguardante l’inizio dei lavori insistenti nel cantiere di San Basilio.

L’inchiesta archiviata

Occorre ricordare, che undici mesi fa, lo stesso gip accolse la richiesta di archiviazione della Procura che al termine dell’inchiesta sarebbe giunta alla conclusione che «La costruzione del Gasdotto Tap non ha impatti sull’ambiente». Secondo le valutazioni del pool di consulenti ambientali composto dal chimico Mauro Sanna, l’ingegnere chimico Nazzareno Santilli e Rino Felici, non deve essere applicata la cosiddetta “Direttiva Seveso” che era stata invocata a gran voce in primis dal sindaco, Marco Potì. Nell’esposto presentato, il primo cittadino manifestava forti perplessità sul progetto, sotto il profilo della sicurezza e citava il caso del gasdotto di Pineto, in provincia di Teramo, dove si verificò un’esplosione che provocò otto feriti.

Nella  seconda richiesta di archiviazione, il procuratore capo Motta sosteneva che i lavori per la Tap sono iniziati entro il termine previsto. L’apertura del cantiere entro il 16 maggio, pena la decadenza dell’Autorizzazione Unica, secondo la Procura sarebbe avvenuta regolarmente. In questa seconda richiesta di archiviazione, datata 18 agosto 2016, Motta sostiene che le indagini archeologiche e la bonifica da eventuali ordigni bellici sono da considerarsi “lavori” a tutti gli effetti.
Adessso si ripartirà da questa stessa inchiesta e sulla base dei nuovi elementi acquisiti, verranno effettuati altri accertamenti investigativi.



In questo articolo: