Si conclude con l’assoluzione, “perché il fatto non sussiste”, il processo a carico dei cinque imputati accusati di rivendere nel Salento costose calzature di lusso rubate da terze persone nelle Marche. La sentenza è stata emessa dal gup Vincenzo Brancato al termine del giudizio abbreviato.
In una scorsa udienza, il Pubblico Ministero Roberta Licci ha invocato complessivamente 18 anni di carcere. Nello specifico: 5 anni e 4 mesi per Fernando Russo, 55 anni di Cutrofiano, ritenuto a capo di un’associazione a delinquere e accusato anche di ricettazione; 3 anni e 8 mesi, con le stesse ipotesi di reato, per la sorella Elena Russo, 48 anni anche lei di Cutrofiano, considerata l’intestataria fittizia della società gestita dal fratello. Chiesti 3 anni nei confronti di Antonella Sanzico 50enne (moglie di Fernando Russo) di Cutrofiano, Antonio Fuso 57enne e Antonio Martina 40enne entrambi di Lizzanello solo per il presunto reato associativo. Il giudice ha, invece, accolto la richiesta di assoluzione avanzata dal collegio difensivo.
Gli imputati sono assistiti dagli avvocati, Michelangelo Gorgoni, Francesco Vergine, Donato Sabetta, Gianluca Ciardo e Viola Messa.
L’inchiesta
Gli arresti sono stati eseguiti nella Marche, nel maggio del 2016, dai carabinieri di Fermo e del Nucleo investigativo di Ascoli Piceno, nell’ambito dell’operazione non a caso denominata «Easy Shoes». Il fascicolo, per motivi di competenza territoriale, è finito nelle mani della Procura di Lecce. Ognuno dei cinque personaggi avrebbe avuto un ruolo ben preciso nel ricettare le costose calzature di lusso rubate nelle Marche e rivendute nel Salento. E sarebbe proprio nel Comune, a pochi chilometri da Galatina, che il gruppo, secondo l’accusa, avrebbe provveduto a “vendere” le scarpe rubate in un altro distretto manifatturiero, quello di Fermo, attraverso una serie di canali commerciali “puliti” come esercizi commerciali o i tradizionali mercati rionali che animano le strade e piazze delle città salentine. Ben sei i i calzaturifici marchigiani presi di mira (Errebi e Brake di Sant’Elpidio, Gi.Ma Fashion Group e Rodolfo Zengarini di Montegranaro, Elisabet di Monte Urano) .
Ad orchestrare le operazioni sarebbe stato Fernando Russo, considerato la “mente”: a lui spettava il compito di individuare gli obiettivi da colpire, di pianificare sulla carta i furti che poi materialmente faceva eseguire da altre persone, al momento non ancora identificate. Sua moglie, Antonella Sanzico, invece, si occupava della gestione della vendita delle scarpe all’interno nel negozio ‘Via Montenapoleone’ di Cutrofiano. La sorella Elena Russo aveva il compito di esporsi in prima persona in qualità di legale rappresentante, nei casi di rinvenimento e/o sequestri di calzature da parte dei carabinieri, così da permettere agli altri di continuare le loro illecite attività.
Antonio Fuso avrebbe avuto il compito di ricettare le calzature nei mercatini settimanali in Puglia, mentre Antonio Martina di ricevere i pagamenti dei “clienti”, in contanti o su carta prepagata a lui intestata.
