
Nei fotogrammi delle telecamere di videosorveglianza della banca vengono descritte le fasi dell’omicidio dell’ex direttore di banca Giovanni Caramuscio, freddato con due colpi di pistola nei pressi di uno sportello bancomat a Lequile. È ciò che emerge dalle carte dell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Alberto Santacatterina e viene riportato nell’informativa dei Carabinieri (sdoganata con la discovery degli atti).
In base alla ricostruzione dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale e della Compagnia di Lecce, i fatti sono avvenuti a partire dalle ore 23:16 del 16 luglio scorso. Nei suddetti fotogrammi si vede il “film” dell’omicidio.
Giovanni Caramuscio giunge in macchina assieme alla moglie, nei pressi dello sportello bancomat. I due scendono dall’auto ed effettuano le prime operazioni. Alle 23:18, giungono dalla strada pedonale adiacente alla banca, due individui travisati, il primo dei quali armato di pistola che impugna con due mani. L’individuo non armato cerca di sottrarre il portafoglio a Caramuscio, il quale reagisce, cercando di colpirlo ma viene attinto daicolpi di pistola esplosi dal complice. Subito dopo, l’ex direttore di banca cerca di inseguire il soggetto con il quale aveva ingaggiato la colluttazione, ma a seguito delle gravi ferite cade a terra ( dal lato posteriore del veicolo), mentre l’individuo armato li segue procedendo dal lato opposto del veicolo dal quale i due si erano allontanati.
Non solo, poiché dalla visione dei filmati ( più eloquenti rispetto ai fotogrammi) emerge che i due malviventi, dopo che Caramuscio cade a terra, si allontanano dalla stessa strada pedonale dalla quale erano giunti. Inoltre, l’individuo armato dopo aver percorso alcuni passi tornava indietro chinandosi sulla vittima, probabilmente per colpirlo.
I carabinieri nell’immeditatezza dei fatti hanno inoltre raccolto le dichiarazioni della signora Anna Quarta, moglie di Giovanni Caramuscio, che affermava: “Ricordo con certezza di aver udito due colpi di pistola, la fuga dei due giovani, un breve smarrimento di mio marito, prima di vederlo a scarsi per terra, e notavo del sangue”.
Successivamente, si è proceduto al fermo di Paulin Mecaj, 30enne di origini albanesi ma residente a Lequile, considerato l’autore materiale dell’omicidio ed alcune ore dopo a quello del presunto complice Andrea Capone, 28enne originario di Tricase, ma residente a Lequile, con le accuse di omicidio volontario aggravato, in concorso, porto abusivo di arma alterata e ricettazione I due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nel corso dell’udienza di convalida. Il gip Laura Liguori ha poi convalidato il fermo e confermato la misura cautelare del carcere per entrambi.
Mecaj è difeso dagli avvocati Luigi e Roberto Rella. Andrea Capone è assistito dagli avvocati Raffaele Francesco De Carlo e Maria Cristina Brindisino. I familiari di Giovanni Caramuscio, 69 anni di Monteroni sono assistiti dall’avvocato Stefano Pati.