Il giudice convalida il "fermo" del poliziotto accusato di aver ceduto un mitra ad un pregiudicato e conferma il carcere. Il gip Stefano Sernia ha emesso l'ordinanza nei confronti di Domenico Cennamo, 45enne di origini napoletane ma residente a Merine. Il militare risponde del reato di furto aggravato e vendita di arma da guerra.
L'uomo in servizio presso la Questura di Lecce è stato sottoposto a "fermo" dai suoi stessi colleghi, dopo l'interrogatorio di mercoledì sera, durante il quale ha confessato. Innanzi al pubblico ministero Carmen Ruggiero ha ammesso ogni addebito. Anche oggi, in sede d'udienza di convalida dal carcere di Borgo San Nicola, Cennamo ha confermato di aver dato, spinto da necessità economiche, l'arma a Pietro Paolo De Dominicis, 52enne di Merine, con precedenti per droga, anch'egli finito in manette ma per detenzione illegale di arma da guerra. Quest'ultimo doveva essere ascoltato dal giudice dall'Ospedale "Vito Fazzi" di Lecce dove si trova ricoverato. Il gip Sernia, pur convalidando l'arresto, ha differito l'interrogatorio.
Pietro Paolo De Dominicis è assistito dall'avvocato Elvia Belmonte. Il poliziotto Domenico Cennamo è difeso dall'avvocato Laura Minosi.
Le indagini hanno preso il via, quando i poliziotti si sono accorti che dall’armeria della Questura mancava un’arma. La scoperta, avvenuta durante i controlli di routine, ha insospettito gli uomini in divisa. Una preoccupazione resa ancor più “allarmante” dal fatto che gli accertamenti avviati avevano permesso di escludere, fin da subito, eventuali errori. L’arma mancante poteva essere stata sottratta solo da chi aveva la possibilità di accedere all’area riservata.
Partendo da questa certezza, non è stato difficile stringere il campo e individuare il responsabile: tutti gli indizi raccolti durante le indagini interne, infatti, conducevano ad un poliziotto in servizio proprio negli uffici di viale Otranto. Durante il serrato interrogatorio, l’agente è crollato ammettendo di essersi impossessato dell’arma per cederla ad un pregiudicato di Merine.
A quel punto non restava che recuperare il ‘maltolto’. Gli agenti della Squadra Mobile dopo aver individuato il soggetto, la sua abitazione ed i luoghi solitamente frequentati, sono passati all’azione. Hanno bussato alla porta della sua abitazione, dove hanno trovato (e sequestrato) l’arma sottratta.
Le indagini della magistratura inquirente proseguono nel massimo riserbo per chiarire ogni dettaglio e definire i contorni della vicenda.
«È un episodio di estrema gravità – ha affermato il Questore – che ci addolora profondamente, ma è significativo che a portarla alla luce ed a sventare il tentativo siano stati altri poliziotti e che la struttura sia stata in grado di reagire tempestivamente enucleando e neutralizzando chi si è posto al di fuori delle regole, tradendo il giuramento prestato ed i suoi principi, quei principi che tutti gli altri poliziotti osservano quotidianamente con grande sacrificio ponendosi al servizio della giustizia e dei cittadini».
