Una nube carica di mistero ha avvolto, in questi giorni, il cimitero di Ugento, dove in una tomba anonima all’interno della cappella di “Maria Santissima Addolorata e Sant’Antonio” sono state ritrovate per caso delle ossa umane. Resti a cui ora si cerca di dare un nome.
Non è raro che vecchie tombe, perfettamente chiuse, custodiscano per anni il segreto dell’identità delle persone che vi sono sepolte, ma quella ‘scoperta’ da alcuni operai, durante i lavori di ristrutturazione dei loculi vuoti delle cappelle, era aperta. Nascosta, ma aperta. Senza lapide né pezzi di tufo.
A nulla, come riporta “La Gazzetta del Mezzogiorno”, sono servite le indagini interne del commissario straordinario della congrega, Vincenzo Marra che ha lanciato un appello per dare all’anonimo defunto una degna sepoltura. «Chi sa qualcosa si faccia avanti», aveva detto quando non è riuscito a sbrogliare la matassa, chiedendo informazioni al custode del cimitero, al precedente commissario e ai confratelli del pio sodalizio.
I resti saranno deposti nell’ossario comune se, entro un mese, il mistero non sarà risolto.
E se fossero di Roberta?
Il ritrovamento e il luogo, però, hanno riportato alla mente un altro giallo irrisolto: quello di Roberta Martucci, scomparsa nel nulla il 20 agosto del 1999. Erano da poco passate le 20.00 quando la ragazza, all’epoca 28enne, uscì dalla sua abitazione a Torre San Giovanni. Doveva raggiungere un’amica a Gallipoli per andare ad una festa, ma all’appuntamento non arrivò mai.
L’ultima a vederla è stata la sorella. Le aveva chiesto un passaggio e durante il tragitto sulla Fiat Uno bianca della mamma ha raccontato di aver sentito Roberta dire «Sto arrivando» a qualcuno dall’altra parte del telefono. Due parole, le ultime, poi il silenzio che dura da quasi 19 anni.
E se fossero sue le ossa senza nome ritrovate nel loculo di una cappella ad Ugento? Per cercare di rispondere a questa domanda, il legale della famiglia di Roberta, Fabrizio Ferilli insieme allo staff della criminologa Roberta Bruzzone che si sta occupando del caso depositeranno nelle prossime ore un’istanza alla Procura di Lecce per richiedere l’esame del Dna.
«Al momento si tratta solo di una scelta dettata da motivi di localizzazione» ha dichiarato l’avvocato Ferilli, ma è giusto non lasciare nulla al caso e cercare di capire se ci sia un nesso tra il ritrovamento di quei resti e la scomparsa.
