Scandalo Boc a Palazzo Carafa, confermata in Cassazione la condanna per Naccarelli e De Leo

I difensori dei due imputati chiedevano l’annullamento della condanna maturata in secondo grado, per l’ex dirigente del settore economico e finanziario a quattro anni e sei mesi e per l’allora assessore al bilancio a quattro anni e tre mesi.

Confermata anche in Cassazione la sentenza di condanna per entrambi gli imputati, nel processo sullo scandalo dei Boc a Palazzo Carafa.
 
La Sesta Sezione della Suprema Corte ha rigettato il ricorso dei difensori di Giuseppe Naccarelli ed Ennio De Leo, gli avvocati Massimo Manfreda, Stefano De Francesco e Giorgio Memmo. I legali chiedevano l'annullamento della condanna maturata in secondo grado, per l'ex dirigente del settore economico e finanziario Naccarelli a quattro anni e sei mesi  e per l’allora assessore al bilancio del Comune di Lecce, De Leo a quattro anni e tre mesi. Per entrambi, nel processo di Appello l'accusa di abuso di ufficio era "caduta" poiché assorbita dall'ipotesi di reato di peculato, mentre quella di falso era stata prescritta.
 
Il processo ha preso avvio dal rinvio a giudizio di Naccarelli e De Leo per presunti illeciti relativi allerogazione di incentivi, nell’ambito della sottoscrizione dei BOC (Buoni obbligazionari comunali). Il Comune di Lecce nel 2005 se li aggiudicò dal gruppo Deutsche Bank per 105 milioni di euro. Nel corso dell’inchiesta coordinata dall’allora sostituto procuratore Giovanni De Palma, erano emerse le prove dei versamenti per un cifra di 684.400 euro che il Comune, "senza regolamentare impegno di spesa e privo di copertura finanziaria, avrebbe erogato agli imputati con il fine di ridurre il tasso di interesse sui prestiti per 85 milioni di euro di Palazzo Carafa con la Cassa depositi, attraverso i Boc".
 
Secondo quanto sostenuto dall'accusa, De Leo allora assessore al bilancio, avrebbe prima proposto al Comune di Lecce e successivamente approvato, il regolamento comunale per la ripartizione degli incentivi, al fine di progettare interventi di finanza innovativa; con questo atto, avrebbe "indotto in errore gli altri componenti della giunta, in ordine alla legittimità del regolamento amministrativo, privo della benché minima giustificazione normativa".
 
Naccarelli, invece, in qualità di dirigente del settore economico e finanziario del Comune di Lecce avrebbe disposto con una determinazione del 9 dicembre 2005, la liquidazione degli incentivi, "attestando falsamente la regolarità contabile e la copertura finanziaria della spesa".

La sentenza di primo grado dei giudici dalla prima sezione, decretò la condanna a cinque anni e mezzo di reclusione per Giuseppe Naccarelli che rispondeva, secondo l'accusa rappresentata dal Pubblico Ministero Francesca Miglietta, di abuso d’ufficio e falso (per lui era stato chiesto un anno e mezzo); 4 anni e mezzo all’ex assessore Ennio De Leo, con l'accusa di abuso d’ufficio, (per il quale la richiesta di condanna del pm era stata di un anno). Per entrambi gli imputati, infatti,il collegio giudicante ha "aggiunto" l’accusa di concorso in peculato. Tutti e due gli imputati erano stati condannati, inoltre, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici ed al pagamento di un milione di risarcimento danni nei confronti del Comune di Lecce, costituitosi  parte civile con l'avvocato Amilcare Tana.



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