«Scusi, cercavo Caretto». Si tradisce così il secondo rapinatore del gestore Eni di Surbo

L”™epilogo della brutale rapina di questa mattina si è¨ concluso con l”™arresto grazie ad un”™indagine lampo. A finire in manette sono Luca Perone, 23enne e il suo amico Saimon Caretto, 21enne. Entrambi di Trepuzzi.

L’epilogo della brutale rapina di questa mattina si è conclusa con l’arresto grazie ad un’indagine lampo. A finire in manette sono Luca Perone, 23enne e il suo amico Saimon Caretto, 21enne. Entrambi di Trepuzzi. Uno immobilizzato dopo essere caduto dallo scooter, l’altro tradito da una leggerezza. Al citofono della vittima avrebbe chiesto se “presso quell’abitazione si trovasse un certo Caretto”.

Qualcosa è andato storto nel piano che avevano architettato. Quando i due malviventi hanno adocchiato il proprietario di un distributore di benzina a Surbo mentre svuotava le colonnine self service dopo il fine settimana, lo hanno seguito fino a casa e si sono introdotti all’interno per rapinarlo dell’incasso. Ma l’epilogo è stato ben diverso. La fuga con il bottino in mano è finita, invece, con le manette ai polsi. I due, entrambi giovanissimi, sono stati arrestati questa sera dai Carabinieri di Surbo, coadiutavi da una task force formata anche dai carabinieri di Trepuzzi e dall’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Lecce. Si tratta di Luca Perone 23enne di Trepuzzi e di un suo amico Saimon Caretto, di 21 anni, anche lui di Trepuzzi che ora dovranno rispondere di rapina aggravata in concorso. Luca Perrone, anche di ricettazione.

Ma andiamo con ordine. Questa mattina i due sono partiti a bordo dello scooter di proprietà del 23enne in direzione Surbo. Dalle prime ammissioni, sembrerebbe che siano stati tratti “in tentazione” dalla scena del proprietario di un distributore di carburanti sito su Via Lecce, che estraeva un considerevole quantitativo di banconote contanti dalle colonnine del self service del suo distributore. È lì che hanno deciso di seguirlo fino a casa con l’intento di aspettare il momento favorevole per impossessarsi del denaro. Hanno parcheggiato lo scooter in una strada vicina ed hanno atteso qualche minuto nella speranza che uscisse nuovamente. Ma niente. L’attesa deve essere sembrata troppo lunga per rimanere fermi ad aspettare, così trascorsi alcuni inuti, invano, hanno deciso di passare all’azione, provando ad entrare in casa. Caretto ha citofonato all’abitazione, mentre Perrone si era sistemato nei pressi dell’ingresso quasi a dover fare da palo e quando con la scusa di un’informazione, è riuscito a farsi aprire la porta i due sono entrati a volto scoperto, coperti solo dai cappucci delle felpe che indossavano.

Ne è nata sin da subito una colluttazione. Il proprietario del distributore ha urlato, gridato e chiesto ripetutamente aiuto mentre cercava di divincolarsi dalla presa dei due malviventi che nel frattempo, dotati di scotch da pacchi e di un pezzo di stoffa, hanno cercato di immobilizzarlo, legarlo e tappargli la bocca. Non riuscendoci per tenerlo a bada si sono alternati per dare il tempo all’altro di rovistare in giro per casa alla ricerca di soldi.

Un calvario durato 8 minuti circa. Fino a quando trovate ed arraffate alcune mazzette di soldi contanti contenute in un borsello ed in una cassettina, per un totale di 1700 euro, ed anche un orologio antico, si sono dati alla fuga. È stato in quel momento che il caso si è messo in mezzo. Uscendo in fretta e furia dall’abitazione hanno incrociato il genero della vittima che stava arrivando. È  bastata un’occhiata per capire cosa stava succedendo e senza pensarci due volte si è messo all’inseguimento dei due rapinatori, che hanno cercato di far perdere le proprie tracce per le vie circostanti. E per farlo, ad un certo punto, si sono anche divisi. E mentre Caretto è riuscito a scappare, Perrone ha tentato di raggiungere lo scooter, e ci è anche riuscito. Il mezzo, però, era stato parcheggiato con la parte anteriore orientata nella stessa direzione da cui stava arrivando il genero della vittima, ancora sulle sue tracce; costretto quindi ad andargli incontro per evitare di investire il suo inseguitore, ha perso l’equilibrio cadendo a terra. Sul posto sono prontamente giunti i Carabinieri di Surbo, che hanno preso in consegna Perrone, trovandogli addosso i soldi e l’orologio sottratti.

Lo scooter usato dal 23enne è stato sequestrato. Ma c’è di più  la targa montata è risultata essere provento di un furto perpetrato verso la metà di aprile a Campi Salentina. Questo particolare quindi, compreso il fatto che i due fossero muniti di scotch da pacchi e che la vittima prescelta era in possesso di una cospicua somma di denaro, fa propendere gli investigatori per un colpo voluto e pianificato, non certo improvvisato.

Era chiaro a quel punto che anche il complice aveva le ore contate. Dal racconto riportato dalla vittima ai Carabinieri prima di andare in ospedale a farsi medicare per le numerose ecchimosi che aveva in volto a causa della violenza subita, era emerso che il primo rapinatore era riuscito a farsi aprire dalla vittima chiedendo se «presso quell’abitazione si trovasse un certo Caretto». Leggerezza di non poco conto, visto che tale cognome è stato immediatamente associato a Saimon Caretto, controllato più volte dalle forze di polizia insieme a Perrone. Davanti all’evidenza, il 23enne ha inizialmente cercato di dissimulare tale elemento, a dire il vero però con poca convinzione, tanto che capita poi la gravità della situazione, mentre una pattuglia dei carabinieri di Trepuzzi si stava recando a casa di Caretto per andarlo a prendere, Luca Perrone ha reso spontanee dichiarazioni fornendo la sua ricostruzione su come era stata decisa e si era sviluppata la rapina.

Quando Saimon Caretto è stato portato in caserma, nel frattempo anche la vittima, S.P., al termine delle cure in ospedale, giungeva presso la Stazione Carabinieri di Surbo, e nel recarsi nell’ufficio del Comandante di Stazione per rendere formale denuncia, incrociava lo sguardo dei due rapinatori e li riconosceva senza ombria di dubbio come gli autori della rapina in abitazione che aveva subìto stamattina. A quel punto, anche a Saimon Caretto non restava altro che rendere spontanee dichiarazioni sulla sua partecipazione alla rapina.

Quindi, su disposizione del Dott. Negro, PM di turno presso la Procura di Lecce, che era stato tenuto costantemente aggiornato dai Carabinieri sullo sviluppo delle indagini, Luca Perrone e Saimon Caretto sono stati dichiarati in arresto per “rapina aggravata in concorso”; inoltre Luca Perrone è stato denunciato per “ricettazione”, a causa della targa rubata che aveva montato sullo scooter, mentre Saimon Caretto denunciato perché presso la sua abitazione, durante la perquisizione, erano state rinvenute delle cartucce da caccia ed una pistola scacciacani priva del tappo rosso.

I soldi sono stati interamente recuperati, insieme all’orologio antico, e restituiti alla vittima.



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