Sequestro preventivo per il Parco Gondar nelle richieste del PM

Il PM Elsa Valeria Mignone ha chiesto che il sequestro, attualmente di tipo probatorio, si trasformi in preventivo e ha depositato una seconda consulenza tecnica per rafforzare la tesi dell’accusa, sui presunti abusi edilizi e la lottizzazione abusiva.

Si dovrà aspettare ancora, per sapere l'esito della vicenda giudiziaria, sotto gli occhi dei riflettori da diversi mesi, del Parco Gondar di Gallipoli e capire se uno dei posti più frequentati dell'estate salentina, posto sotto sequestro, sarà fruibile al pubblico per almeno una parte del stagione. Nell'udienza odierna, dinanzi al Gip Simona Panzera, il pubblico ministero Elsa Valeria Mignone ha presentato una seconda consulenza per "rafforzare" la tesi dell'accusa, in base alla quale, i gestori del celebre contenitore di eventi musicali e non solo, non avrebbero rispettato la destinazione urbanistica dei terreni (area agricola e verde attrezzato). Il PM ha anche chiesto che il sequestro, attualmente di tipo probatorio, si trasformi in "preventivo".

Oggi, si è anche discusso sull'opposizione della difesa, rappresentata dagli avvocati Ladislao Massari e Biagio Palamà (precedentemente, la difesa era rappresentata dal compianto avvocato Angelo Pallara), alla decisione dei sostituti procuratori Elsa Valeria Mignone ed Antonio Negro, titolari dell'inchiesta, di rigettare la richiesta di dissequestro del Parco Gondar. I legali hanno ribadito dinanzi al Gip, la richiesta di annullare l'istanza di sequestro della struttura. Il giudice si è riservato di decidere nei prossimi giorni in merito ad ogni questione.

Il 27 marzo scorso fu notificato ai gestori del Parco Gondar, dalla Guardia di Finanza di Gallipoli, il decreto di "sequestro probatorio". I sigilli riguardarono l’intera area: la zona concerti, il bar e i diversi padiglioni. Nel registro degli indagati furono iscritti i nomi dei rappresentanti legali della società che gestisce la struttura: Cristian Primiceri ed Enrico Ferruccio, entrambi di Gallipoli. I reati ipotizzati dalla Procura sono diversi: violazioni edilizie, lottizzazione abusiva, invasione di terreni, occupazione di spazio demaniale.

Il decreto di sequestro dunque mirava, attraverso l'espletamento di ulteriori accertamenti, a verificare la compatibilità dei manufatti esistenti, rispetto alle destinazioni d'uso delle aree. In merito a tale problema, dalle indagini preliminari emergerebbe che i rappresentanti legali avessero proposto un’istanza di concessione in sanatoria al Comune di Gallipoli, ottenendo come risposta un preavviso di rigetto. Le stesse Fiamme gialle avrebbero proceduto ad acquisire le varie autorizzazioni ottenute negli anni, per valutare eventuali responsabilità a carico degli amministratori.

Proprio sulla questione delle autorizzazioni rilasciate in favore dei locali d’intrattenimento e di spettacolo, venne acquisita la relazione finale della Commissione di indagine presieduta dall’avvocato Luigi Suez. Tra la documentazione nelle mani dei finanzieri, poi, ci sarebbe anche la delibera del Consiglio comunale che ha riconosciuto la struttura come una zona turistico-ricettiva nonostante la destinazione di quella superficie, secondo il piano regolatore, sia destinata solo ed esclusivamente a campi da tennis e non ad eventi con migliaia di persone.

E sarebbe proprio il ruolo assunto dalla struttura, quale contenitore di concerti e spettacoli, il nodo principale dell'inchiesta aperta nel 2014, dopo le rimostranze espresse da alcuni residenti, in merito all'emissione di un eccessivo numero di decibel provenienti dal parco che ricordiamo, rappresenta uno dei posti più frequentati da salentini e turisti durante la calda estate salentina.

Inizialmente, la vicenda sarebbe dovuta essere affrontata anche in sede di Riesame, in data 14 aprile, ma gli avvocati di allora Francesca Conte e Pietro Quinto decisero poi di rinunciare alla richiesta di dissequestro.



In questo articolo: