Sigilli al cantiere Tap in località “Le Paesane”: no del giudice al dissequestro

Adesso i difensori di Tap si rivolgeranno al Tribunale del Riesame per rinnovare l’istanza. Il 26 aprile, la Procura aveva sequestro il “cluster 5”.

cantiere-tap

No del giudice al dissequestro dell’area di cantiere Tap, in località “Le Paesane”. Il Gip Cinzia Vergine ha rigettato, nelle scorse ore, l’istanza della difesa.

Gli avvocati Andrea Sambati del Foro di Lecce e Massimiliano Foschini del Foro di Roma, ritenendo cessate l’esigenze probatorie del sequestro, chiedevano la rimozione dei sigilli.

Secondo il giudice, però, sarebbe ancora prematuro procedere al dissequestro, poichè sono in corso ulteriori accertamenti tecnici.

Adesso, presumibilmente i difensori Clara Risso, legale rappresentante di Tap (iscritta nel registro degli indagati) si rivolgeranno al Tribunale del Riesame, per chiedere il dissequestro dell’area.

Le ipotesi di reato contestate del procuratore capo Leonardo Leone De Castris e del sostituto procuratore Valeria Farina Valaori sono: opere eseguite in assenza di autorizzazione; distruzione e deturpamento di bellezze naturali; distruzione o deterioramento di piante di alberi; abusivismo in aree sottoposte a vincolo.

Ricordiamo che il 26 aprile scorso, la Procura di Lecce ha posto sotto sequestro il cosiddetto “cluster 5”. Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri del Noe e dagli uomini della Forestale.

Al momento dei sigilli, sarebbero risultati già espiantati 447 alberi, collocati in vaso, e depositati in un’area attigua. Come custode giudiziario è stato nominato il capo cantiere, per stabilire, il proseguo delle cure agronomiche sulle piante.

Il sequestro riguarda un’area di 60 ettari, suddivisibile in due zone. Un’area perimetrata da recinzione costituita da new Jersey con sovrastante rete metallica e filo spinato, in cui sono stati depositati numerosi alberi d’ulivo. Nell’altra area, sarebbe invece presente uno spiazzo utilizzato per il deposito di attrezzature ed automezzi.

I pm contestano una violazione alle prescrizioni del “Via” e intendono verificare se le particelle interessate ricadono in “zona di notevole interesse pubblico“.

Tale circostanza, sarebbe stata omessa nella richiesta di autorizzazione con cui, il 14 marzo scorso, la dirigente del Ministero dello Sviluppo Economico accolse l’istanza di Tap. La società presentò una richiesta di variante in corso d’opera, per eseguire i nuovi espianti e i reimpianti, dal 24 aprile al 15 luglio.

Il nodo “Seveso”

Intanto è in corso l’incidente probatorio per l’altra inchiesta Tap e si sta accertando l’eventuale applicabilità della normativa Seveso sui grandi rischi. Il gip ha concesso tempo ai periti, fino al 18 novembre prossimo per presentare la relazione finale.



In questo articolo: