Daniele ha cercato di chiedere aiuto con il telefonino. Ed Eleonora ha urlato: ‘Ci stai ammazzando’

Antonio De Marco risponde dell’ipotesi di reato di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione e dell’aver agito con crudeltà

C’è un testimone chiave che ha permesso agli inquirenti di ricostruire il puzzle dell’atroce delitto di via Montello. “Aiuto, che stai facendo?” e “Ci stai ammazzando!”. Sono le frasi, ascoltate dal vicino di casa e pronunciate da Eleonora, sulla soglia di casa, rivolgendosi all’assassino e confluite nel decreto di fermo.

E poi, “basta, basta, basta“, la frase udita sul pianerottolo e pronunciata da Daniele De Santis. Subito dopo, il testimone ha visto dallo spioncino di casa, il killer allontanarsi con uno zainetto in spalla e una felpa nera. Infine, si sarebbe precipitato a chiamare i soccorsi.

Inoltre, il ritrovamento del cellulare sporco di sangue di Daniele in cucina, fa presumere che il giovane arbitro abbia cercato di chiamare per invocare aiuto. Ma non sarebbe riuscito a sbloccare il dispositivo e nel tentativo di farlo, avrebbe schiacciato dei pulsanti che avrebbero eseguito uno screenshot ritraente la schermata dello schermo bloccato.

Inoltre, ad incastrare l’assassino anche il ritrovamento di una calza di nylon, usata per coprirsi il volto e una fascetta, rinvenuta nello spiazzo antistante il condominio di via Montello (presumibilmente, sarebbe servita nel piano del giovane, per seviziare la coppia) e cinque biglietti manoscritti con l’indicazione del percorso per evitare le telecamere e indicanti le modalità dell’omicidio.

Antonio De Marco risponde dell’ipotesi di reato di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione dell’aver agito con crudeltà, oltre al porto d’armi illegale. È stato interrogato per circa un’ora e ed ha risposto alle domande del giudice. È assistito d’ufficio dall’avvocato Andrea Starace.

Nelle prossime ore, il giudice per le indagini preliminari dovrà interrogarlo e stabilire se convalidare il fermo e confermare la misura cautelare in carcere. Dopo la richiesta di convalida del fermo avanzata dal Procuratore capo, Leonardo Leone De Castris, affiancato in questa indagine dai procuratori aggiunti Guglielmo Cataldi ed Elsa Valeria Mignone ed il sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini.

Ora le indagini, che non sono ancora concluse, dovranno appurare il movente dell’efferato delitto.



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