Avrebbe utilizzato il tempo lavorativo che doveva dedicare alla professione medica per attività personali ed un odontoiatra è stato condannato a 2 anni. Il giudice della prima sezione monocratica Marcello Rizzo ha emesso una sentenza di colpevolezza nei confronti del 60enne di Corsano, L. F. C.
L'uomo, in servizio presso il poliambulatorio di Gagliano del Capo, rispondeva dell'accusa di truffa aggravata e continuata ai danni dell'Asl. Il giudice ha anche disposto il risarcimento di 3mila per l'Asl, costituitasi parte civile con l'avvocati Alfredo Cacciapaglia.
Il pubblico ministero Giovanni Gagliotta ha invocato una condanna ad 1 anno e 6 mesi. L.F.C., secondo l'accusa, non avrebbe rispettato il proprio ruolo di medico convenzionato con il servizio sanitario nazionale (dunque di pubblico ufficiale). L'imputato avrebbe falsamente attestato di avere eseguito sedici prestazioni professionali, sia all'interno del poliambulatorio che presso le abitazioni private dei pazienti, chiedendo il rimborso all'Asl.
Il 60enne di Corsano per "dimostrare" di avere effettuato le visite, dunque, avrebbe attestato falsamente agli uffici amministrativi dell'Ente, di avere timbrato il cartellino delle presenze, utilizzando motivazioni fasulle. In realtà, nella maggior parte dei casi, il medico invece di visitare i suoi pazienti sarebbe tornato a casa per dedicarsi ad attività personali. Le ore di lavoro non effettuate ma pagate dall'Asl, corrisponderebbero alla somma di circa 1.576 euro.
Gli episodi "incriminati" sarebbero avvenute tra gennaio e maggio del 2012. L'inchiesta prese il via da una serie di segnalazioni e "appostamenti" della polizia giudiziaria, a cui seguirono, ben presto, i primi riscontri.
Durante il dibattimento furono sentiti anche alcuni pazienti e parenti degli stessi che confermarono di non aver mai ricevuto la prestazione professionale. Vennero ascoltati anche numerosi testi della difesa, rappresentata dagli avvocati Stefano De Francesco e Viviana Labbruzzo. In particolare, la responsabile di una residenza per anziani, presso la quale il medico si sarebbe dovuto recare. La donna avrebbe avvisato L.F.C. che bisognava annullare la visita per un impedimento, ma il medico, secondo l'accusa, dichiarò comunque all'Asl di avere effettuato tale prestazione professionale.
