Non è il caso di creare inutili allarmismi né di seminare il panico tra i bagnanti, la notizia della presenza dell’alga tossica sulle coste pugliesi, riportata nel bollettino dell’Agenzia Regionale dell’ambiente, deve essere presa come un’informazione preziosa per evitare brutti inconvenienti. Nella mappa interattiva in cui è disegnata la geografia della “contaminazione”, è possibile consultare in tempo reale i tratti dove è preferibile restare sotto l’ombrellone o evitare di fare il bagno. Giovinazzo, in provincia di Bari, e Torre Canne, in provincia di Brindisi, le aree costiere in cui si è registrato un livello di alga tossica da bollino rosso. Per quanto riguarda il Salento, i riflettori dell’Arpa, come era già accaduto lo scorso anno, si sono accesi su Porto Badisco, uno degli angoli più belli del litorale adriatico, conosciuto per essere stato – secondo la tradizione – il luogo dove sbarcò Enea.
A dispetto del suo nome, che fa paura, questo microrganismo invisibile a occhio nudo non crea preoccupazioni serie per la salute. Fastidi sì, e anche tanti. L’Ostreopsis ovata, infatti, produce una tossina che, se inalata, può provocare malesseri come riniti, laringiti, bronchiti, congiuntivi e febbre che passano nel giro di 24/48ore, senza ulteriori complicazioni. I problemi, dunque, non sorgono facendo il bagno o con il contatto con la pelle, ma quando la tossina viene nebulizzata nell’aria, soprattutto in presenza di mare mosso e di forte vento. Come una sorta di aerosol marino.
Cosa fare in caso di contatto con l’alga tossica? È semplice: quando alcuni dei sintomi fanno capolino (febbre, faringite, tosse, difficoltà respiratoria, cefalea, raffreddore, lacrimazione, dermatite, nausea e vomito sono i più frequenti) è necessario allontanarsi immediatamente dalla spiaggia. A volte basta questa semplice accortezza per eliminare o attenuare i malesseri. Bambini, anziani e le persone affette da patologie dell’apparato respiratorio come ad esempio gli asmatici, gli allergici, ecc sono le persone più a rischio. Solitamente non sono necessari trattamenti particolari, ma per sicurezza è opportuno consultare il proprio medico curante. Il ricorso ai presidi di Pronto soccorso dovrà essere riservato solo ai casi più gravi e persistenti.
