Tragedia nel carcere di Lecce: un detenuto si toglie la vita. La moglie: ‘non credo al suicidio, non si può morire così’

Drammatica scoperta nel cuore della notte nel carcere di Lecce: un detenuto 38enne si sarebbe tolto la vita inalando il gas della bombola di un fornello da campeggio. L’ipotesi del suicidio è la più accreditata, ma non è l’unica pista seguita dagli inquirenti.

Una tragedia si è consumata, nel cuore della notte, nel reparto infermeria del carcere di Borgo San Nicola, dove un detenuto si sarebbe tolto la vita. Mauro Zecca 38enne di Campi Salentina che si trovava nel penitenziario per scontare una condanna definitiva per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti, si sarebbe ucciso inalando il gas contenuto in una piccola bombola di un fornelletto da campeggio.
    
Quando gli agenti della Polizia penitenziaria, insospettiti dal forte odore, si sono accorti di quanto accaduto, era toppo tardi. Le lancette dell’orologio avevano da poco segnato le 4.30 di notte quando il cuore del 38enne, trovato disteso sul letto e con una busta di plastica in testa, aveva già smesso di battere.  I soccorsi, seppur tempestivi, si sono rivelati del tutto vani. Ai sanitari, infatti, non è rimasto altro da fare se non constatarne il decesso, avvenuto probabilmente poco tempo prima.
    
Restano sconosciuti, invece, i motivi che avrebbero portato l’uomo a compiere una scelta così estrema. Nelle prossime ore, infatti, sarà disposta l’autopsia sul corpo del 38enne per chiarire o confermare la  causa reale della morte. La salma si trova ora nella camera mortuaria del ‘Vito Fazzi’ di Lecce.
 
Se fosse confermato, si tratterebbe del primo suicidio dell’anno accaduto nella casa circondariale di Lecce, ma non è l'unica pista seguita dagli inquirenti. La prima a non voler credere al gesto dell’uomo è la moglie: «Mio marito non si sarebbe mai tolto la vita – ha dichiarato la donna a Leccenews24 – non lo avrebbe fatto per me e per sua figlia. Stento a crederci, non si può morire in questo modo, da solo e abbandonato». Secondo la vedova, l’uomo non aveva mai manifestato un’intenzione simile: «non aveva motivi per voler morire – ha concluso – aspetterò di sapere cosa dice il medico legale e poi valuterò il da farsi. Una cosa è certa: voglio chiedere più attenzione per i detenuti. Mio marito non c’è più ma non si devono più ripetere episodi simili».          
  
Sull’accaduto è intervenuto anche l’Osapp, il sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria: «Con il personale che scarseggia e con la cosiddetta vigilanza dinamica, vige una sorta di autogestione, con le celle aperte – si legge in una nota a firma del segretario provinciale Ruggiero Damato –  in più i fornelletti come quello utilizzato per il suicidio, dovrebbero essere vietati. Sono vere e proprie armi, da usare contro di sé o contro noi agenti». 



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