Una squallida truffa ai danni di una coppia in attesa dell'adozione di un minore, compiuta da una sedicente psicologa che non ha esitato a promettere in cambio di denaro, di poter intercedere favorevolmente con alcuni giudici del Tribunale dei Minorenni di Bari. Il Gup, Carlo Cazzella del Tribunale di Lecce, nell'udienza preliminare ha accolto la richiesta di patteggiamento avanzata dall'avvocato Vincenzo Zuccaro ed ha condannato ad un 1 anno e 2 mesi, la 36enne Mariangela Valerio, originaria di Canosa ma residente a Corato.
Difatti, trattandosi di una vicenda giudiziaria che riguardava alcuni magistrati del capoluogo pugliese, il tribunale competente era quello di Lecce.
L'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Paola Guglielmi prende avvio dalla denuncia dei coniugi di Corato e fa riferimento ad episodi avvenuti nel dicembre del 2012. La Valerio è accusata del "reato continuato" di "truffa", "esercizio abusivo della professione", "millantato credito" e "sostituzione di persona" ai danni della coppia, già in possesso di idoneità all'adozione ed in attesa di ottenere il certificato dal Tribunale dei Minorenni di Bari. La presunta truffatrice, si sarebbe presentata ad essi, nei panni di una psicologa (in realtà non si è laureata in psicologia e di conseguenza non è mai stata iscritta all'Albo, né tantomeno ha collaborato con il tribunale dei minori) garantendo di poter intervenire "con successo" nella vicenda, grazie ai suoi contatti con due magistrati del Tribunale dei Minorenni, attraverso la compilazione di una relazione ad hoc.
La 36enne di Corato avrebbe, dunque, proposto ai coniugi di organizzare una serie di incontri, finalizzati alla stesura della stessa, per ottenere il parere favorevole all'adozione da parte del tribunale, in cambio di un compenso di 50 euro a seduta. Inoltre, due suoi presunti complici vengono incaricati dalla Valerio di telefonare alla coppia, qualificandosi falsamente come i due magistrati sopracitati, -che risultano, dunque, così come i coniugi, "parte offesa"- e riferiscono di "circostanze relative alla pratica di adozione in corso".
I coniugi vengono dunque indotti in errore dalle telefonate ricevute, consegnando infine alla 36 enne di Corato, la somma di denaro di 2.000 euro in contanti, oltre a medicinali, accessori e articoli di abbigliamento per neonati, in attesa di ottenere l'agognata "carta".