Un sodalizio criminale, specializzato in truffe ai danni di società finanziarie, banche e compagnie assicurative nel territorio salentino.
È quanto emerge dall’avviso di conclusione delle indagini, relativo all’inchiesta “Camaleonte”, a firma del sostituto procuratore Stefania Mininni. Risultano indagati: Domenico Cezza, 52enne, di Poggiardo; Pantaleo Martano 55enne di Melendugno; Anna Pantalea De Pascalis, 54enne di Martano e Orazio Orlacchio, 49enne, di Poggiardo. E poi, Luigi Minghetti, alias Pittbull, 61enne di Acquarica-Presicce; Vincenzo Montinaro, 49 anni di Melendugno.
Cezza, Martano, De Pascalis ed Orlacchio vennero arrestati nel febbraio scorso, dopo essere stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare a firma del gip Giovanni Gallo.
I sei indagati sono assistiti dagli avvocati: Dimitry Conte, Umberto Leo, Mario Blandolino, David Alemanno, Stefano Stefanelli ed Oronzo Carrozzini. Potranno entro i prossimi venti giorni, chiedere di essere interrogati o produrre memorie difensive.
Rispondono a vario titolo ed in diversa misura di: associazione a delinquere, truffa aggravata, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale e da privato, falso in documento valido per l’espatrio.
L’operazione “Camaleonte”
L’operazione, denominata “Camaleonte”, è stata condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Lecce.
I fatti si sarebbero verificati a partire dal mese di luglio del 2018 e fino a febbraio del 2020.
I finanzieri hanno sviluppato le indagini partendo da un mutuo ipotecario erogato da una banca di Galatina (parte offesa nel procedimento), in favore di una persona presentatasi quale agente della “Polizia di Stato”, ma le cui generalità, in realtà, appartenevano a uno sportivo, un ex fantino di origine toscana, defunto nel 2014. Il mutuo di un importo di 100mila euro faceva riferimento ad una operazione fittizia di compravendita immobiliare, di un appartamento di proprietà, tra gli altri, di Minghetti che si dichiarava venditore munito di procura speciale. Ed è stato poi spartito tra i componenti dell’organizzazione.
Da questo episodio è venuta a galla l’esistenza di un’associazione a delinquere, attiva nella provincia di Lecce, ma con interessi anche nel brindisino, dedita alla contraffazione di documenti di identità, buste paga e certificazioni amministrative mediante l’uso di dati anagrafici falsi o appartenuti a soggetti defunti (molti dei quali ex sportivi), al fine di trarre in inganno l’istituto di credito.
Secondo quanto contenuto nell’avviso di conclusione delle indagini, Cezza stabiliva quali documenti contraffare e incaricava Martano e la De Pascalis della loro concreta realizzazione. Quest’ultima, sfruttando il ruolo di funzionaria di banca, faceva in modo che le truffe ai danni della banca andassero a buon fine. Finché la dipendente non è stata scoperta e licenziata per giusta causa.
Invece, ai timbri ed alle false autocertificazioni provvedevano dei soggetti campani non identificati.
Tra i documenti falsificati: carta d’identità, tessera sanitaria, certificato di stato di famiglia, busta paga, un documento valido per l’espatrio e certificato di servizio del fantomatico agente di polizia.
Non solo, poiché l’associazione era specializzata nella falsificazione di patenti di guida. Nelle memorie dei telefonini di Cezza, Martano e De Pascalis sono stati trovati circa 200 documenti relativi a false patenti.
Inoltre, l’associazione a delinquere avrebbe tentato un’altra truffa ai danni di una banca di Lecce per concedere il mutuo ipotecario a Vincenzo Montinaro, per la compravendita di una proprietà immobiliare a Martano, della De Pascalis. In che modo? Producendo alcuni falsi documenti, come la busta paga e la certificazione dei redditi di Montinaro.
L’organizzazione ha poi realizzato una maxi truffa nei confronti di una nota società di assicurazioni di Brindisi, mediante l’attivazione di numerosissime false polizze sulla vita a carico di persone inesistenti o decedute (circa 400 per un valore complessivo di oltre 760 mila euro), grazie al contributo dell’agente assicurativo Andrea Orlacchio che “aggiustava” le pratiche, senza che la direzione se ne accorgesse.