I militari del Comando Provinciale dei Carabinieri di Lecce, dalle prime luci dell’alba di oggi, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e al sequestro preventivo contestuale di beni ex artt. 321 C.P.P. e 12 sexies l. 356/1992, emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale del capoluogo salentino, Cinzia Vergine, che ha accolto le tesi della Polizia Giudiziaria e del Sostituto Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia e titolare dell'inchiesta, Alessio Coccioli, nei confronti di 23 indagati (22 in carcere e 1 agli arresti domiciliari), ritenuti responsabili, a vario titolo, di: “associazionedi tipo mafioso”, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, finalizzata all’usura, all’estorsione aggravata dall’art.7 L.203/1991, alle rapine, all’esercizio abusivo di attività finanziaria, al riciclaggio, alle truffe, allo sfruttamento della prostituzione, alla detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e altro.
L'operzione è stata svolta da cento uomini e 35 autovetture supportati da un velivolo del 6° Elinucleo Carabinieri di Bari e dal Nucleo Cinofili di Modugno.
Le operazioni, che si stanno svolgendo nelle province di Lecce, Roma, Brindisi, Foggia e Pavia, prevedono l’esecuzione congiunta dei 23 provvedimenti restrittivi, di cui 20 ex articolo 416 bis del Codice Penale (associazione di tipo mafioso).
I provvedimenti cautelari ed ablativi traggono origine da un’altra importante analoga attività d’indagine, denominata Shylock, che ha accertato l’esistenza di un’associazione di tipo mafioso, operante nella provincia di Lecce, dedita all’usura, alle estorsioni e al riciclaggio. È proprio dalle denunce presentate da un imprenditore vittima di usura e dalle dichiarazioni rese da Alfredo Scardicchio, indagato che decise di collaborare dopo il suo arresto, che nel 2011 prende corpo un altro filone d’indagine. L’attività sviluppatasi ha permesso l’individuazione di tre distinte associazioni di cui all’art. 416 bis del Codice Penale che convivono nello stesso territorio provinciale in virtù di una ‘pax mafiosa’ essa stessa manifestazione e portato della natura delle consorterie, alle quali si affiancano altrettante associazioni con ambiti di operatività ben distinti, sia quanto ad oggetto sociale che quanto a bacino territoriale di utenza, che, tuttavia, registrano un certo grado di influenza reciproca tra gli appartenenti ai diversi sodalizi.
In particolare, le dichiarazioni di Scardicchio hanno disvelato le prime prove dell’esistenza di un gruppo mafioso, ricollegabile ai fratelli Persano e a loro cugino Oronzo Persano (già condannato per 416 bis), attivo, tra l’altro, in materia di usura ed abusivo esercizio di attività finanziaria. Con le prime dichiarazioni di Scardicchio, si sono accertate le identità delle vittime dell’usura che, con le loro dichiarazioni (20 denuncianti hanno contribuito a scoprire il panorama criminoso e le connivenze anche di 6 funzionari di banca), hanno contribuito a individuare un’analoga corporazione mafiosa facente capo alla famiglia Caroppo, nome storico legato alla SCU e al clan denominato “Nisi – Caroppo”. A tali dichiarazioni hanno fatto da riscontro attività tecniche e accertamenti patrimoniali presso le banche dati e gli istituti di credito, nonché innumerevoli servizi di osservazione e pedinamento. Nel corso dell’indagine è emersa, inoltre, una frangia di tutto rilievo nel panorama leccese della SCU e cioè quella legata a Pasquale Briganti detto Maurizio (già condannato per 416 bis) e Luigi Sparapane (operante su Galatina), entrambi storici esponenti della criminalità organizzata. In questa strutturazione orizzontale, che consente di definire la mafia salentina come un “network” di gruppi mafiosi, sono inseriti organicamente soggetti che nel corso del tempo non hanno mai perso aderenza con la Sacra corona Unita. A satellite delle organizzazioni descritte ci sono altrettante associazioni per delinquere che hanno concorso o comunque favorito gli affari illeciti delle organizzazioni di tipo mafioso.
Il Nucleo investigativo procederà altresì all’esecuzione di sequestri preventivi inerenti: 36 immobili (appartamenti, villette residenziali e terreni); 4 attività commerciali; 1 autovettura; 2 società a responsabilità limitata; 2 imprese individuali, circa 30 rapporti bancari per un valore, approssimato per difetto, di circa 10 milioni di euro.
