Il riordino degli uffici di Giustizia ha mobilitato e mobilita ancora l’intero mondo degli operatori che girano intorno al settore.
Tra tutti, oggi si parla della chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace di Nardò, disposta con provvedimento del Ministero della Giustizia il 27 giugno scorso.
“E’ il triste epilogo di una vicenda che si trascina, senza che sia stata manifestata una concreta volontà di soluzione, sin dal primo momento (dicembre 2014) in cui il Comune di Nardò, con l’apporto degli altri Comuni del vecchio mandamento, ha assunto l’impegno per il suo mantenimento, con oneri a carico degli enti territoriali” spiega l’avv.Sergio Limongelli, presidente della Camera Forense Neritina.
La Camera Forense ha sollecitato nel tempo le amministrazioni locali a sviluppare progetti concreti, indirizzati verso quei requisiti di operatività e funzionalità dell’ufficio, richiesti dal D.Lgs. nr.156/2012, invitando il Comune di Nardò, principale ente interessato, a superare la fase delle buone intenzioni.
Ma “Così non è stato – scrive amaro Limogelli – e l’intervento di soppressione da parte del Ministero costituisce la logica conseguenza di questa incapacità a individuare valide soluzioni operative, senza adagiarsi stancamente sull’utilizzo del personale ministeriale, disposto temporaneamente e per ragioni di emergenza operativa, dal Presidente della Corte d’Appello di Lecce, dott.Marcello Dell’Anna”.
Del resto è un territorio intero che chiede il mantenimento degli uffici nel Comune di Nardò, il mantenimento di quelle funzioni che operano per le richieste di Giustizia più immediate da parte dei cittadini, ovvero proprio le funzioni del Giudice di Pace.
E’ importante, come scrive l’avv. Limongelli, abbandonare “le logiche politiche dirette all’attribuzione di responsabilità di questo o quell’ente, e si evitino vuoti proclami e dichiarazioni di guerra. I rilievi evidenziati in dettaglio nella motivazione del provvedimento di soppressione da parte del Ministero vanno scardinati con l’elaborazione, da parte del Comune di Nardò, di un progetto pragmatico, contabilmente ineccepibile, corredato di numeri, di adeguate professionalità e di modalità di svolgimento del servizio, che possa giustificare concretamente la persistenza di un ufficio giudiziario efficiente, operativo e funzionale, come richiesto dalla legge”.
Tutti gli avvocati del territorio hanno già manifestato la volontà a “contribuire a realizzare, nell’interesse del territorio e dei cittadini, un progetto sostenibile per la conservazione dell’Ufficio del Giudice di Pace di Nardò, lasciando a un momento successivo l’individuazione delle strade, politiche e, se necessario, giudiziarie, per sostenere l’ingiustizia del decreto di soppressione dell’ufficio” conclude il presidente della Camera forense neretina.
