Lecce sospesa tra il declino di Re Carlo e la frammentazione del centrodestra. Si vota nel 2024

All’indomani della classifica de Il Sole 24 ore sul gradimento dei sindaci, la riflessione di Leccenews24 ad un anno dalle elezioni.

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Che l’idillio tra i leccesi e il Sindaco Carlo Salvemini sia in ribasso lo si respira nell’aria al punto che gli alleati di governo cittadino si oppongono da un pezzo alla sua ricandidatura per il 2024. La classifica di gradimento dei primi cittadini stilata da Il Sole 24 Ore, che vede l’inquilino di Palazzo Carafa al penultimo posto, davanti soltanto al sindaco di Potenza che chiude la graduatoria, lo ha soltanto certificato. Attenzione, non è che queste classifiche siano particolarmente precise, anzi talvolta vengono effettuate con criteri grossolani, ma di certo esprimono un trend. Molte sono le cose che i leccesi non hanno gradito in questo secondo mandato, a cominciare dalla gestione della mobilità, della vivibilità del centro storico, dell’ulteriore degrado delle marine, della pulizia del capoluogo. Salvemini, a cui i cittadini avevano dato le chiavi del consenso dopo 20 anni di centrodestra finiti male, malissimo, è diventato ‘quello delle piste ciclabili’ e delle ‘buche grandi come crateri’ nelle vie urbane. L’innamoramento degli elettori è volatile, con qualche bella parola si conquista, con qualche luogo comune si perde definitivamente. Ma se qualcuno di centrodestra si vede facilmente di ritorno a Palazzo Carafa sbaglia di grosso, perché queste classifiche non incidono minimamente sulla macchina elettorale che si andrà a mettere in moto fra qualche mese. La disaffezione dei cittadini che non andranno a votare, la parcellizzazione della coalizione di centrodestra e la mancanza di alternative credibili, di peso e di spessore nel centrosinistra giocano a favore di Salvemini che così come non era l’homo novus otto anni fa certamente non è il Nerone che i detrattori descrivono.

‘Carlo cosa succede?’, le parole di Salvemini

Carlo cosa succede? Ti candiderai nel 2024?”. Il Sindaco Salvemini aveva affidato ad un post su facebook la sua visione delle cose, dinanzi alla domanda di un ipotetico sostenitore, dichiarandosi disponibile alle primarie e mettendo in conto di farsi perfino da parte nel caso di una improbabile candidatura di coalizione stracondivisa.

“Subito dopo le elezioni politiche, nel 2022, ho comunicato la mia volontà di ricandidarmi, per rendere conto dell’operato dell’amministrazione e perché lo considero una responsabilità politica e istituzionale, al termine di un mandato che ha visto la maggioranza consiliare coesa, al netto di episodi di fisiologico confronto. Dopo il mio annuncio, ho constatato che ad alcuni questa decisione è sembrata solitaria o addirittura imposta da Roma o Bari. Mio dovere dunque misurarmi con i malumori, che circolano in maniera più o meno sotterranea e – ancora in questi giorni – faticano a dichiararsi apertamente. Alla coalizione ho comunicato che non intendo impormi, ma propormi. Non mi sento indispensabile o insostituibile, non mi sento candidato a prescindere ma solo se vi è una piena intesa plurale. Personalmente credo nelle primarie vere, organizzate per scegliere tra alternative reali (se presenti, disponibili, ritenute valide per la sfida delle elezioni vere e proprie), non per legittimare scelte già compiute. Ogni alternativa a una mia ricandidatura è legittima. Così come legittima, rivendico, la mia valutazione su essere protagonista di eventuali primarie. Alle quali potrei decidere non partecipare per lasciare il campo libero a nuovi protagonismi pronti a raccogliere il testimone di un mandato politico amministrativo che ci consegna importanti risultati che renderà il compito del nuovo Sindaco meno faticoso e complicato. Così come non mi sento insostituibile e pronto anche a passare il testimone ad una nuova leadership così mi sento pienamente legittimato a governare fino alla fine del mandato. È il modo politicamente più serio che conosco per servire sino in fondo la città ed è il modo più credibile per poter affrontare insieme – leader, forze politiche e civiche, candidati consiglieri – le prossime elezioni a testa alta’.

I traguardi che Salvemini rivendica

‘Un bilancio in sicurezza, una Lupiae salvata, una Sgm pubblica, un piano di opere pubbliche che non ha precedenti, grazie a Pnrr e Cis, strumenti di pianificazione urbanistica approvati o in corso di approvazione (Piano Coste, Pug, Pums, Documento del Commercio); una differenziata al 70% e un progetto di chiusura del ciclo dei rifiuti approvato, un rapporto tra Palazzo e Città fondato su regole, legalità, trasparenza. E molto altro. Tutto questo e molto altro, nonostante abbiamo governato in predissesto finanziario, in emergenza organizzativa con 300 dipendenti in meno e attraversato una pandemia’.

Per Salvemini il bilancio di fine mandato è più che positivo e snocciola i punti di forza ad uno ad uno. ‘Obiettivi raggiunti, forse non rivendicati con sufficiente forza‘ sostiene, quasi che il problema del consenso in calo sia dovuto ad una scarsa comunicazione. Quello che dicono tutti coloro che non si danno pace sul differenziale che esiste tra l’impegno che ci mettono e l’opinione dei cittadini, una opinione filosoficamente fallace, quasi per definizione. Del resto i sindaci pagano spesso l’operato non condiviso di qualche assessore, della cui azione sono comunque politicamente responsabili. Né serve tirare fuori, caro sindaco, la categoria della riconoscenza: quelli che sono saliti con Lei a Palazzo Carafa e che senza di lei certamente il Palazzo di Città lo avrebbero visto con il binocolo, non se lo ricorderanno mica in questi giorni di Sua debolezza. Anzi, spesso, proprio tra di loro si annidano i dubbiosi più pervicaci sulla sua riconferma, i tentennanti più rumorosi. Ma questa è la politica.

E il centrodestra?

Il centrodestra al momento ha un’unica certezza, la debolezza del Sindaco. Ma può essere questo l’unico punto di raccordo programmatico? Personalismi e veti incrociati la fanno da padroni, anche se Salvemini per serrare le file dipinge gli avversari come una macchina da guerra:

‘Quella del 2024 sarà una competizione oggettivamente difficile. Ci misureremo con avversari forti e determinatissimi a vincere per chiudere quella che loro vivono come una parentesi da chiudere. In nome di un’idea di potere che conosciamo bene. E di una riscossa politica che ha come successivo obiettivo le regionali del 2025′.

A noi pare che il centrodestra leccese, così com’è, frammentato in tante sigle, non potrebbe vincere nemmeno le elezioni di quartiere. Ad oggi non si intravede una leadership in grado di fare sintesi e mettersi alle spalle le ripicche del passato. L’autunno svelerà le carte in tavola, di tempo ce n’è.



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