Inizia tra gli applausi il primo Consiglio comunale su cui pesa la decisione del Consiglio di Stato che, confermando la sentenza del Tar, ha privato Carlo Salvemini della sua maggioranza. La geografia dell’Assiste è stata ridisegnata e il sindaco non ha più i numeri per governare, ma ha deciso di non dimettersi difendendo questa scelta con la necessità di non consegnare la città nelle mani di un Commissario prefettizio.
In attesa di conoscere quale sarà la decisione dei consiglieri del centrodestra che ha tempo fino al pomeriggio di oggi per consegnare le firme necessarie per mandare a casa il primo cittadino. L’ipotesi di tornare alle urne in primavera sfuma con il passare delle ore: mancano i fatti, nonostante il placet di tutti.
Intanto, alle 9.30 in punto “prendiamo atto ufficialmente del provvedimento del Prefetto che modifica la composizione del Consiglio Comunale. Ringrazio, da sindaco, i consiglieri uscenti, e faccio i migliori auguri ai nuovi ingressi, tra ritorni e prime volte. Ora come da Regolamento si provvederà alla ricomposizione delle Commissioni” con queste parole il sindaco Carlo Salvemini dà inizio ai lavori.
A prendere la parola per primo è Mauro Giliberti
“Prima di tutto voglio salutare i consiglieri che lasciano e dare il benvenuto ai nuovi che hanno atteso fin troppo prima di essere insediarsi. Confesso di essere preoccupato per la decisione che la maggioranza di centrodestra dovrà prendere da qui a qualche ora: la mia posizione, è chiara. Speravo in pronte dimissioni di tutti: lo dobbiamo agli altri candidati, circa 200, che mi hanno sostenuto da candidato sindaco. E sono perplesso sulla posizione del sindaco e del vice sindaco sul programma: ricordo a tutti che i programmi presentati da Salvemini e Delli Noci erano molto diversi tra loro. Ora ci dicono che il programma – vorrei sapere quale programma – non è modificabile. Il centrodestra sta discutendo, arricchendosi di contenuti. Ma l’amarezza è per te, caro sindaco, non come persona, ma come Istituzione che ha deciso di non dimettersi davanti all’evidenza dei numeri, cercando di aprire un dialogo con qualcuno del centrodestra. Sarei molto amareggiato se in sede di bilancio notassi qualche assenza ad hoc.
Da parte mia c’è sempre stata l’apertura a collaborare: ricordo il caso filobus, quando tu Carlo avevi promesso di farti accompagnare da me a Roma per lo smontaggio. Una promessa poi disattesa. Ci hai sempre snobbato: io ti ho sempre dato la mano, che se tu avessi accettato oggi avremmo scritto un’altra storia. Ora non ti resta che giocare al calciomercato, ma io farò di tutto affinché questo non accada
Intervento del consigliere Massimo Fragola
Mi preme ringraziare chi oggi ha lasciato l’Aula consiliare. Spetta ora a chi li sostituirà, nei diversi ruoli, di continuare il lavoro proficuo. Questa amministrazione è nata su un accordo alla luce del sole tra due coalizioni che hanno come unico obiettivo quello di cambiare Lecce. Se ci sono altre forze politiche che, sempre alla luce del sole, vorranno lavorare nell’interesse unico dei cittadini, nessuno potrà gridare allo scandalo. Credo che il buon governo della città possa concretizzarsi solo attraverso la trasparenza, che è la nostra parola d’ordine.
Intervento del consigliere Gaetano Messuti
Il consigliere Fragola, da persona illuminata, ha cercato di tendere la mano a tutti. A differenza del sindaco che, credendosi illuminato da una luce divina, è così convinto di essere talmente forte di vincere ancora. Questa città ha bisogno non di inciuci, ma di capacità di dialogare, aperta a tutte le sensibilità. Lei, sindaco, non lo ha dimostrato: allora lasci stare gli inciuci suoi e del suo vicesindaco. Il programma può essere sì modificabile. Se questo non è possibile, allora firmiamo tutti insieme le dimissioni. Il bene della città si fa con atti concreti, ogni giorno, spogliandosi da quella luce divina, cosa che lei Salvemini non vuole fare. Così non va, diciamolo alla città: noi non sappiamo se riusciremo ad avere le 17 firme. Altri sindaci si sono dimessi con l’anatra zoppa, qui a Lecce no. Allora pubblicamente rivolgo l’invito: firmiamo insieme, tutti, le dimissioni.
Intervento di Federica De Benedetto, consigliera entrante
Ammetto che sono onorata ed emozionata, dopo 9 mesi, di sedere qui. Io sono pronta da subito a dimettermi e a tornare al voto, perché i nostri elettori non sono soddisfatti di questi primi mesi di governo. Da parte del Sindaco e della Giunta non ho visto nessun gesto di pacificazione, cosa che sarebbe stata logica già dopo la sentenza del Tar, per avviare un dialogo proficuo per la città. Io non contesto il ruolo del sindaco, ma se fossimo stati qui in questi mesi avremmo potuto confrontarci su tanti temi: l’Apollo, le politiche sociali, i bandi e gli affidamenti diretti. Io sono disposta oggi a mettere da parte il traguardo raggiunto con una campagna elettorale politica, perché non ho paura di un nuovo confronto, a testa alta, e nel rispetto.
Intervento del consigliere Michele Giordano
Il collega Fragola questa mattina ha scoperto che esistono il dialogo, il confronto, la collaborazione. Cose che la maggioranza di oggi, di centrodestra, ha sempre proposto. Oggi finalmente c’è la maggioranza scelta degli elettori: ora è facile venire a dire queste cose. Intanto, non abbiamo avuto le dimissioni del Sindaco, e poi è in corso un dibattito politico nel centrodestra che partorirà un punto di vista unico e unito. Troppo facile oggi, che nel centrosinistra mancano i numeri, tendere la mano. Il rimbalzo della palla non va bene: se ritenete che le cose non siano più confacenti al bene della città, il sindaco si può dimettere, così come possono dimettersi tanti altri consiglieri. E’ il gioco della democrazia e delle urne, che qualcuno ha dimenticato.
Il consigliere Bernardo Monticelli Cuggiò
Come sapete, io sono un uomo libero, pensante. In questi mesi di consiliatura sono arrivati dal mio scranno decine di proposte e di idee, di contributi e di spunti. Ma ogni proposta è stata rimandata al mittente. Da parte del sindaco c’è stata sempre una chiusura netta: allora, prendiamo atto di questi comportamento che ci porteranno a prendere determinate decisioni di un centrodestra unito, questo deve essere chiaro. Le responsabilità, però, saranno solo del sindaco.
Il consigliere Giorgio Pala
Da più giovane degli eletti, voglio ribadire il motivo che ci spinge a fare politica, che è quello di fare il solo interesse e bene della comunità. Devo associarmi all’intervento del mio capogruppo Giordano. Io sarò il primo a firmare le eventuali dimissioni, ma, caro Sindaco, da rappresentante dell’unità dei leccesi, da parte sua mi aspetto delle scuse perché qui ci sono uomini, donne e ragazzi che in questi mesi hanno sofferto una mala interpretazione della legge. La situazione in cui si trova ora il Consiglio è quella dell’anatra zoppa che ognuno può interpretare come crede: nel rimettermi alle decisioni del centrodestra, voglio ribadire che la legge esprime chiaramente come sia il Consiglio a dettare l’indirizzo politico-amministrativo della cosa pubblica. Capisco che quel Testo Unico a voi non piaccia molto, ma è la legge.
Intervento di Paolo Perrone
Tutti sapevano che prima o poi questo momento sarebbe arrivato. Era chiaro da subito che la maggioranza dell’aula sarebbe stata di centrodestra. Ci sono volute tante sentenze, ma intanto tutti noi abbiamo perso del tempo, la città ha perso del tempo. Carlo Salvemini ha costruito la sua immagine di uomo tutto d’un pezzo, il centrodestra ha fatto la sua parte per perdere al ballottaggio, ma il Sindaco e la sua coalizione non ha mai superato il 30% dei consensi. Poi c’è stata l’intesa con Delli Noci, e già da lì la figura del sindaco tutto d’un pezzo ha iniziato a vacillare, sottostando a dettami che con la città hanno poco a che fare. Nonostante la legge fosse molto chiara con i suoi contrappesi, la politica è stata debole. La politica, da subito, avrebbe dovuto prendere atto di una situazione di incertezza, instillando, caro Sindaco, nell’opinione pubblica l’idea che le elezioni potevano essere interpretate a proprio piacimento. Ora sono chiaro: non li abbiamo 17 voti, il mio c’è, ma non posso disporre dei voti altrui. Alla città dobbiamo dire che noi non ci siamo: qualcuno ritiene di dover ancora assolvere il suo ruolo in Consiglio, altri ritengono che politicamente non siamo ancora pronti a nuove elezioni. Ma sindaco, i tuoi uomini per garantire i numeri ci sono: potresti dire a qualcuno dei tuoi di accompagnarci dal notaio. Ma la verità è che il potere ti sta piacendo e corrompendo. Altrimenti il 1 febbraio ti saresti già dimesso, perché la decisione dei giudici sarebbe stata chiara. Oggi molti tuoi elettori sono scontenti e sono pronti a tornare al voto. Allora intendiamoci: il sindaco può mettere la sua firma, far arrivare un Commissario, che personalmente lo riterrei migliore di questa amministrazione, costretta altrimenti ad elemosinare ogni volta assenze e consensi.
L’intervento del sindaco Carlo Salvemini
Mi attengo ai fatti politici. In primis vi dico che noi siamo cittadini di questo Paese che si consegnano alla Costituzione e alle leggi. E sentire che io debba porgere delle scuse per i tempi della Giustizia, che non dipendono da me, mi sembra una perdita della misura, che i veri drammi esistenziali di una comunità sono ben altri rispetto all’aspirazione di fare il consigliere comunale. Io ho sempre rispettato le decisioni di Organi legittimamente operanti e le sue dichiarazioni, consigliere Perrone, sono al limite della querela. Io, quindi, ho atteso che un giudizio amministrativo venisse a conclusione: c’è stata un’azione di tutela di interessi legittimi. E quando il consigliere Giliberti ribadisce il non senso nel proporre un ricorso, vincerlo, e non dimettersi, chiarifica qual era il senso di questo stesso ricorso. Nella sentenza si dice chiaramente che le interpretazioni erano complesse, e non certo peregrine, tutte. La giurisprudenza, poi, dice che è il Sindaco deve verificare, in Aula, le condizioni della governabilità: ecco perché le mie mancate dimissioni. Io ho il compito di verificare se rappresentatività e governabilità possono ora coniugarsi. Appena ricevuta la sentenza mi sono mosso immediatamente per accelerare i tempi, potendo anche far passare più tempo. Invece per lealtà e trasparenza ho voluto accelerare in ogni modo lo svolgimento di questa Seduta per consentirvi di raccogliere le firme e mandarmi a casa. Se non siete in grado di farlo, allora la vostra strategia è fallita. Ma chiedere ai consiglieri di minoranza di dimettersi insieme alla maggioranza che non ha i numeri, rappresenta una alterazione e manipolazione del senso della sentenza che assegna al Sindaco la verifica la tenuta del suo governo. Allora io proporrò all’Aula il voto sul bilancio di previsione: voglio innanzitutto trasporre in numeri la progettualità della città; in caso di mancanza dei numeri è la legge stessa che ci impone lo scioglimento del Consiglio Comunale. Se non dovessero esserci le condizioni di governabilità, io torno a casa. A guidarmi è la bussola del programma presentato in campagna elettorale: dopo il voto non ci sono “i noi” e “i loro”, ma c’è una comunità. Io verifico la disponibilità di ognuno a servire la città. In sede di Bilancio si aprirà un confronto, senza pregiudizi, io mi misuro sulle politiche, non sulla politica spicciola. Le proposte, da ogni parte, sono sempre ricevibili, poi si apre la valutazione sul merito. Vorrei anche che ci intendessimo su principi elementari: se, caro Giliberti, hai vissuto questi mesi con lo spirito di mandarmi a casa, e oggi ribadisci che il senso di quel ricorso era quello, capisce bene che non si costruiscono i presupposti di una collaborazione e di un confronto. E’ evidente allora che fin dall’inizio c’è stato chi ha inteso aprire la consiliatura con forza di opposizione, e chi invece lo ha fatto predisponendosi al dialogo. La difficoltà nel raccogliere le firme sta proprio in questo. Attenti però a voler descrivere un dialogo per un’intesa a un patto inconfessabili: ci siete già cascati quando abbiamo siglato l’intesa io e Delli Noci, con un’intesa sotto gli occhi di tutti. Se si vogliono aprire nuovi dialoghi io sono predisposto a farlo, ma sempre nella sede opportuna, quella dell’Aula, dove ciascuno si assume le proprie responsabilità. Sono consapevole delle mie responsabilità, ma convinto che lo spirito di servizio renderà ogni mia decisione come assunta a testa alta e con la schiena dritta.
