Sta per iniziare in queste ore la campagna mediatica del candidato della lista civica Verso Lecce, Antonio Capone, e come nella stoffa del personaggio, certamente farà scalpore, poiché l’ex assessore di palazzo Carafa, uscito dalla Giunta perché in contrasto con Adriana Poli Bortone, promette di abbattere i pali del filobus così come fece con il mercato coperto di piazza Libertini, togliendo l’orribile gabbiotto attaccato alle mura del Castello e regalando a Lecce uno spazio scenico importante. Ma quando lo intervistiamo per parlare di programmi, Capone ci interrompe presentandoci il suo comunicato di qualche giorno fa in cui rendeva omaggio ai tanti uomini e donne che si sono suicidati per la grave crisi economica.
“Dal 5 febbraio ad oggi, ben 22 cittadini italiani si sono tolti la vita poiché non riuscivano a garantire un’esistenza dignitosa alla propria famiglia, alla propria bottega, alla propria piccola azienda. Uomini e donne che, dinanzi all’onta della povertà e della miseria, hanno ritenuto più dignitoso togliersi di mezzo, sparire nel silenzio. Il grido d’allarme i cittadini lo hanno lanciato forte e chiaro e soltanto chi si finge sordo non riesce a sentirlo”.
Dott. Capone, ha fatto scalpore il suo comunicato dell’altro giorno, un comunicato che invece di parlare di programmi politici più o meno realizzabili, ha voluto rendere omaggio alle tante persone che hanno scelto il suicidio dinanzi all’impossibilità di far fronte alla crisi economica delle proprie famiglie o della propria impresa.
Mi creda, è un atto dovuto, che sento profondamente nella mia sensibilità di uomo, di persona comune, di lavoratore prima ancora che di candidato a sindaco di Lecce. In Italia, ed anche nel nostro Salento, si è arrivati ad un punto di non ritorno, di sopportazione massima, di insostenibilità.
E la politica che fa?
Di fronte a tutto ciò troviamo, invece, una situazione assolutamente paradossale: un Governo di tecnici che impone tasse e balzelli quotidiani (che esige soprattutto dai più deboli) quasi che fossimo nella fase economica più ricca ed espansiva di tutta la storia, servendosi del braccio forte degli esattori che, quando vogliono, sanno dove e come andare.
Il sistema dei partiti non è da meno…
Già, poi c’è un sistema dei partiti che, in teoria, dovrebbero essere i pilastri della democrazia ed in pratica sono collettori di prebende pubbliche che scelgono (qualcuno tra loro) di investire in qualche stato estero (essendo persino respinti), o di pagare, addirittura, le multe e i lussuosi divertimenti dei figli del capo. Si tratta di centinaia di milioni di euro (che proprio giovedì scorso i partiti hanno concordato di continuare a percepire e trattenere) che una politica sana, una politica con la P maiuscola, una politica che vuole essere governo della polis, dovrebbe immediatamente requisire da quelle associazioni private per metterle a disposizione di chi si trova in stato di indigenza.
E la pubblica amministrazione come sta messa?
Beh, infine abbiamo una pubblica amministrazione che, sempre impegnata a conferire incarichi e convenzioni ad amici o parenti, non paga i propri creditori o, quando lo fa, ritiene di dover far passare lunghi mesi, se non anni, prima di aprire i cordoni della borsa.
Tutto vero, ma non teme di passare per demagogo o, peggio ancora, populista?
Lo so questi miei pensieri possono sembrare demagogici, ma io credo che il silenzio o, peggio ancora, la rassegnazione dinanzi a tali soprusi sia cosa ancora più grave di passare per uomini demodè, ancorati a valori che non possono mettere radici nel terreno inquinato delle nostre collettività. Se un sindaco, se un primo cittadino non si fa portavoce di queste istanze, di cosa deve parlare? Su quali argomenti deve impostare la propria campagna elettorale? Deve per forza parlare in maniera complicata, incomprensibile, infarcendo il proprio dire con qualche parolone inglese per creare una cortina fumogena intorno alle proprie idee?
Quindi?
E quindi, noi di “Verso Lecce” crediamo che, per rispetto a quelle 22 persone che hanno scelto il suicidio dinanzi all’ingiustizia sociale, non si possa fare la campagna elettorale degli uomini qualunque, sempre pronti a promettere tutto a tutti. Noi pensiamo che il nostro impegno civile e politico debba partire proprio dalla memoria di quell’elettricista di 47 anni, di quell’imprenditore di 65, di quel magazziniere di 46, di quel disoccupato di 45, di quell’artigiano di 29 anni e così via che adesso non ci sono più, ma sono presenti come e più di prima.
