Frettoloso, non condiviso e poco amato dagli operatori del settore. Si tratta del regolamento sulla movida leccese, la cui bozza arriva in consiglio comunale. Se da un lato questa nuova versione accoglie alcune delle osservazioni sollevate assieme ai commercianti (vedi l’uso di bicchieri di plastica e non di carta), dall’altro inserisce altre norme discutibili. Quali? Ad esempio pianificare ogni evento con quindici giorni di anticipo. Non solo, i titolari di pub e bar devono controllare il vociare dei clienti, anche attraverso l’uso di un’apposita segnaletica. “Cioè ci ritroveremo affissi cartelli con “vietato urlare” in ogni angolo dei locali? Ma stiamo scherzando?”, commenta il capogruppo cittadino PD, Paolo Foresio.
Poi ancora: sempre secondo tale regolamento, i proprietari devono anche assicurarsi che i loro clienti, una volta usciti, non disturbino la quiete pubblica e il decoro urbano. “I titolari degli esercizi commerciali? – si domanda sbigottito Foresio – Sempre loro, fra l’altro, sono obbligati ad indicare dove si trovano i bagni pubblici nella zona!”. E qui un quesito sorge spontaneo: chi si occuperà di controllare che non vengano superati i decibel, fermo restando che il limite di 50 è
troppo basso per qualsiasi tipo di musica?
“Già quando la prima bozza di regolamento sulla movida è stata portata in consiglio comunale, lo avevamo detto: si stanno facendo le cose, come al solito, in fretta, male e non condivise. Oggi siamo qui a discutere, di nuovo, di un’altra bozza di regolamento, dopo aver sprecato, quindi, tempo, parole ed energie quasi a vuoto”, aggiunge il consigliere di centrosinistra.
“È chiaro, insomma, che ormai manca proprio la bussola a questa amministrazione. Invece di snellire le pratiche a chi fa impresa nelle nostra città, le complica in un paese già in ginocchio per colpa dell’eccessiva burocrazia. Va bene regolamentare – conclude – ma bisogna farlo con buonsenso, allargando il discorso a tutto il centro storico, analizzando l’emergenza parcheggi, ripristinando magari le navette elettriche, affrontando la questione nel suo complesso e in modo serio, non come al solito in questo periodo dell’anno con la fretta di sedare la diatriba fra proprietari di case e di locali”.