Da quando sono state rese note le motivazioni che hanno spinto la Commissione composta da 13 esperti presieduta da Steve Green, a scegliere Matera come Capitale Europea della Cultura nel 2019, ognuno ha letto nel Report la sua verità. Nel documento di poco più di 20 pagine in buona sostanza ci sono scritti, nero su bianco, i motivi che hanno spinto i giudici a scegliere e premiare il progetto presentato dal capoluogo lucano e di conseguenza il perché è stato “bocciato” quello delle altre cinque città in gara. Nulla di più, nulla di meno, se non i punti di forza e le pecche delle proposte contenute negli ormai famosi Bid Book delle sei finaliste. Nemmeno una classifica è stata stilata per cui, almeno in linea di principio, a parte la vincitrice, ormai nota, le altre cinque sono tutte seconde a pari merito con tanto di “premio di consolazione” voluto e promesso dal Ministro Franceschini che ha trasformato Lecce, Cagliari, Perugia, Siena e Ravenna in «Capitali italiane della cultura 2015». Ad ognuna andrà un finanziamento di 200.000 euro per realizzare parte degli eventi già pensati su carta.
Insomma, secondo la giuria internazionale il capoluogo barocco ha perso per due motivi principali: eccessiva complessità dell'impianto teorico e genericità del piano di impiego delle risorse. In parole povere, il concetto dell'accademia europea del potenziale umano articolato attorno alle otto utopie è stato considerato "troppo complesso per l'opinione pubblica sia a livello locale che internazionale" mentre il budget previsto “utilizzava solo il 20% dei fondi per i progetti più importanti”. Debacle? Non proprio o almeno non del tutto. Il Sindaco Paolo Perrone, all’indomani della pubblicazione del report, aveva indetto una conferenza stampa per sottolineare anche i punti di forza individuati dalla commissione e non solo quelli negativi e per difendere il lavoro compiuto dal direttore artistico Airan Berg e dallo staff: solo per citarne alcuni la partecipazione della gente; l’inclusione delle fasce più deboli; la grande attenzione posta ai temi della disabilità e accessibilità; l’appoggio e la partecipazione attiva della Regione Puglia. Note di merito che, tuttavia, non sono bastate a per salire sul podio.
Alle dichiarazioni del primo cittadino aveva prontamente replicato il centrosinistra da Loredana Capone «Non comprendo – dice l’assessore regionale e consigliere comunale del PD – il motivo per cui, di fronte al giudizio di una giuria internazionale l’atteggiamento dell’amministrazione comunale sia quello di puntare il dito contro qualcuno invece che provare a riflettere seriamente su cosa non ha funzionato» a Paolo Foresio, capogruppo del Pd «lunedì protocollerò la mia richiesta di consiglio comunale monotematico. Continueremo questa discussione davanti alla città, affermare che non è una sconfitta significa mistificare i fatti».
Oggi, nell’acceso dibattito sulle motivazioni della giuria internazionale sul progetto della candidatura di Lecce a Capitale europea della Cultura 2019 interviene il vice presidente vicario del gruppo Pdl/Fi alla Regione Puglia Erio Congedo interviene nel dibattito e lo fa evidenziando i risultati della partecipazione del territorio a questa sfida e la ambigua posizione della sinistra cittadina.
“Sull’esito di questa storica sfida di Lecce e del Salento – commenta – forse stanno spuntando bilanci e analisi assai poco generosi e soprattutto non veritieri. Non so francamente se si potesse fare di più e già il fatto di aver superato nella prima selezione candidature blasonate come Palermo, Venezia o Pisa e comunque un’altra decina di città con enormi possibilità progettuali è un dato che non va dimenticato, soprattutto perché ha dato a Lecce, comunque, una ribalta eccezionale di cui misureremo gli effetti positivi molto presto. Si tende purtroppo a non considerare che essere lì, in finale, insieme alle altre cinque candidature prescelte, rappresenta un risultato eccezionale che dimostra che si è lavorato bene e che parlare addirittura di fallimento è un paradosso risibile".
"Ma – aggiunge Congedo – è la Sinistra leccese che ha perso la maschera e che adesso sta mostrando il suo vero volto, nascosto fino a ieri. Quello di chi tradizionalmente non ha senso dell’identità e dell’appartenenza (decisivi per Matera), di chi ha platonicamente sostenuto il cammino, di chi antepone il calcolo politico al bene del territorio e dei cittadini. Una sinistra su cui non voglio certo generalizzare, visto che in Regione, dal presidente Vendola agli esponenti salentini in Giunta e in Consiglio, tutti hanno dimostrato senza ambiguità di voler stare dalla parte di Lecce2019 e di voler contribuire secondo le proprie possibilità. Questa vicenda servirà a far capire ai cittadini chi è che ha a cuore gli interessi collettivi e si schiera dalla parte della città e chi, come la sinistra radical chic e tanto snob, ha a cuore solo le sorti della sua parte politica – conclude – limitandosi a pontificare dai salotti senza rimboccarsi le mani, rinunciando a priori a confrontarsi con i cittadini e a capire le aspettative del territorio”.