“Il 5% degli edifici scolastici in Puglia è a rischio idrogeologico, mentre il 22% a rischio sismico; bene l’Avviso regionale, ma sarebbe auspicabile la rimozione dei limiti al numero di progetti proponibili”.
È un monito non di poco conto quello che lancia Nicola Delle Donne, Presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili di Puglia.
Il punto di partenza viene offerto dal rapporto Ance-Cresme, ma l’obiettivo a cui gli imprenditore edili si rivolgono è la Regione Puglia che ha appena emanato l’avviso regionale per l’Edilizia scolastica 2015/2017.
Il Governo Vendola ha fatto un passo importante, stanziando 50milioni di euro per sostenere gli interventi di edilizia scolastica nel Tacco d’Italia. Ma ciò che non convince sono i limiti inseriti all’interno del provvedimento, al quale gli enti locali pugliesi potranno attingere partecipando all’Avviso pubblico e richiedendo i contributi fino al prossimo 10 aprile.
Parlavamo di limiti, già, perché, secondo quanto previsto dal Bando, ciascuna istituzione potrà chiedere fino ad 1,5milioni in caso di nuova costruzione e fino a 700mila euro per altre tipologie di intervento (messa in sicurezza, abbattimento di barriere architettoniche, ristrutturazioni, adeguamento sismico, efficientamento energetico).
Non solo, i limiti diventano ancora più stringenti poiché gli enti locali che contano fino ad un massimo di 15 edifici scolastici, possono presentare soltanto una domanda; tre richieste possono essere fatte pervenire da quegli enti sul cui territorio insistono da 16 a 45 scuole e al massimo cinque domande in caso di più di 45 plessi.
Si sa, la coperta è corta, visto che anche la Regione ha a che fare con la riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato Centrale, me è anche vero che le scelte importanti quali sono quelle di investire sulla scuola (e quindi sugli edifici all’interno dei quali si fa cultura e formazione), devono essere portate fino in fondo.
Gli imprenditori edili fanno il loro mestiere e chiedono più attenzione alle loro richieste, convinti come sono che l’edilizia possa essere un volano fondamentale per la ripresa economica. Se poi l’edilizia è quella scolastica, il cerchio, allora, si potrebbe chiudere in maniera perfetta. Insomma il mondo dell’Ance dovrebbe essere perso più in considerazione per stare a posto con la testa e con il cuore.
“Per cogliere al meglio questa opportunità e realizzare un’analisi esaustiva che sarà il punto di partenza per la definizione di un piano triennale di intervento – conclude Delle Donne – sarebbe auspicabile la rimozione dei limiti previsti al numero di progetti proponibili da parte degli enti locali”.