Antonio Conte e il diavolo per Capello

Antonio Conte allenatore e uomo. La sua passione per il calcio avuta fin da bambino e i successi da allenatore di una grande squadra come la Juventus.

Il successo nella vita a volte è questione di carattere. Per Antonio Conte la folgorante carriera di giocatore e allenatore è stata principalmente frutto del carattere, un carattere forgiato dalle ristrettezze con le quali ha convissuto da bambino, come racconta nel suo libro autobiografico, e dalla grande ambizione che ha sempre avuto.
Adesso che allena la Juventus, la sua squadra del cuore fin dall’infanzia, e che ha vinto due scudetti consecutivi avvicinandosi ormai alla conquista del terzo, è in una posizione in cui il carattere viene fuori alla grande.
Il carattere di un uomo partito da zero, che non deve dire grazie a nessuno.
L’argomento del giorno e degli ultimi due giorni è la polemica Capello – Juve, Conte  – Capello.
L’allenatore scudettato con Milan, Roma e Juventus (gli scudetti con la Juve poi scuciti per le note vicende di Calciopoli) si è abbandonato a critiche e dichiarazioni che non sono piaciute né a Conte né alla Juventus. E forse nemmeno agli appassionati di Calcio in Italia.
A parlare è stato uno degli allenatori italiani più vincenti di sempre, ma il blasone, i titoli onorifici e il curriculum non dicono tutto, e a volte non bastano ad attestare la verità. Primo, Fabio Capello non gode dell’infallibilità del Sommo Pontefice Romano, secondo, ammesso che abbia detto la verità, ci sono modalità e stile che, a mio avviso, contano di più.
Non è gentile, né generoso sminuire il merito e il valore di una società, di un gruppo e di un allenatore gettando ombre sul contesto in cui essi operano, riducendo così il valore del campionato italiano a quello di un torneo di Subbuteo.
Capello è un maestro? Per carità, senza dubbio, ma Conte non è da meno. Nella storia del Calcio nazionale tanti hanno vinto in epoche diverse, ma nell’albo d’oro uno scudetto vale sempre uno scudetto, così negli anni ’20, come negli anni ’80. E anche oggi, come qualche anno fa.
Dire che la Juventus vince tra i brocchi è come dire che è tutto falso e che la Juve se vince, vince o perché trucca le partite e i campionati, o perché non c’è partita e non ci sono rivali in campionato.
Beh, da non juventino posso dire che non mi sembra né coerente, né giusto. E che forse Capello è più bravo ad allenare che a rilasciare interviste.
A Conte, di contro, non si può chiedere di vivere e parlare secondo il Galateo, non sarebbe lui e non sarebbe il grande allenatore che è diventato se non avesse quel carattere, il suo carattere, particolare, appuntito, umorale.
La tempra del guerriero lo ha portato dalla terra battuta del Carlo Pranzo di Lecce allo Juventus Stadium e gli ha fatto vincere più scudetti di Capello da calciatore, mentre da allenatore l’impresa è in corso d’opera ma con l’anagrafe che gioca in suo favore.
E in più voglio ricordare a me stesso che il talento nei piedi è un dono gratuito come è stato per Maradona, senza troppo merito, perché uno ci nasce col talento. Ma il talento nella testa, la disciplina, la serietà sono ben altra cosa. E forse vale molto di più.
Gigi Buffon, giocatore fra i più importanti della storia del Calcio e portiere fra i più grandi del mondo, ha detto che il miglior allenatore che abbia mai avuto è stato Antonio Conte. Buffon è stato allenato da Trapattoni, da Lippi, da Ancelotti, da Sacchi e da Capello, tra Nazionale e Juventus.
Una dichiarazione che vale più di ogni commento e che ci aiuta a chiudere questa polemica, innescata da chi avrebbe potuto godersi lo splendore dei suoi trofei, senza gettare polvere e fango su quelli vinti dagli altri. Anche se questi ultimi potrebbero essere, in un futuro prossimo, molti di più.



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