Gallipoli Football, Attilio Caputo dice addio

Il patron del sodalizio, nato quest”™estate dalle ceneri del Gallipoli Calcio, si disimpegna dalla società. Anche nella “Perla dello Jonio” va in scena un copione già visto.

Dal paradiso all’inferno, dalla speranza di dare vita nuovamente ad un progetto sportivo importante, ad un’altra caduta nel baratro. Attilio Caputo, presidente del Gallipoli Football 1909 lascia la società da lui fondata appena un anno fa e i tifosi del “Magico Gallo”, già provati dall’esperienza D’Odorico della passata stagione, si ritrovano, ancora una volta, ad dover fare i conti con l’incertezza per il futuro dei colori giallorossi.

Non si conoscono le motivazioni della decisione affidata, nella giornata di ieri, ad un comunicato stampa fatto pervenire nelle redazioni.

“Al termine della stagione sportiva 2010/11 – ha fatto sapere in una nota Caputo – comunico il disimpegno personale e di Caroli Hotels, sponsor ufficiale, dall’ASD Gallipoli Football 1909. Sono riconoscente e grato a tutte le persone che in questi mesi hanno condiviso questa esperienza, hanno creduto nei miei propositi e mi hanno supportato; da loro ho acquisito nuove conoscenze e consapevolezze che mi hanno ulteriormente valorizzato. Ho cercato di trasmettere ai miei collaboratori, ai giovani ed a quanti appartenenti all’Associazione, quei principi basati sul rispetto, la lealtà, la solidarietà e la correttezza sportiva, senza secondi fini, ma con l’unico scopo di consegnare in particolare al mondo giovanile quegli intendimenti necessari alla crescita civile, sociale e sportiva, cercando di valorizzare l’Associazione e attribuirle quel prestigio che ad oggi è di dominio pubblico. Lascio – ha concluso il presidente – una società dinamica che ha saputo gestire e realizzare progetti ambiziosi di qualità distinguendosi anche in campo nazionale, riscontrando ammirazione ed apprezzamenti.

Formulo i migliori auguri a quanti vorranno prendere il testimone e continuare questa impegnativa ma appagante esperienza sportiva pur nella consapevolezza di dover sacrificare famiglia, lavoro e tempo libero”.



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