Pellé perde la sfida lanciata a Neuer: rabbia sui social, ma Graziano merita rispetto

Nelle piazze e sui social monta la polemica sul gesto di Graziano Pellé a Neuer prima del rigore calciato fuori. Non sarà stato il massimo, ma ciò non deve far dimenticare l’utilità dell’accante leccese nell’economia del gioco italiano. Un rigore lo sbaglia anche Messi.

Nemmeno a undici ore circa di distanza dal decisivo rigore siglato da Hector ci si capacita. Un’eliminazione che in molti paventavano, alla vigilia di Germania-Italia – sfida valida per i quarti di finale dell’Europeo 2016 -, sebbene non in questi termini. La maggior parte dei “calciofili” ha invece notato, sovvertendo ogni pronostico iniziale, come gli uomini di mister Antonio Conte siano riusciti a mettere in difficoltà i campioni del mondo in carica, tra l’altro sfiorando l’impresa. Alla fine la lotteria dei tiri dagli undici metri ha decretato il proprio verdetto. Sono momenti nervosi per i calciatori, dove la responsabilità è tanta e persino la minima distrazione diviene fatale. Monta la polemica adesso – nelle piazze, nei bar e soprattutto sui social – sul gesto di Graziano Pellé propredeutico al suo errore dal dischetto. L’impressione generale di quella mano “a coppino” rivolta a Neuer, lascia intendere che l’attaccante originario di Monteroni volesse rifilargli un “cucchiaio”. Si tratta del gesto tecnico che rese famoso Francesco Totti prima e Andrea Pirlo poi (anche se l’ex juventino già aveva alle spalle una gloriosa carriera). Purtroppo, il centravanti azzurro – oltre che a cambiare idea – ha angolato troppo la conclusione col piede destro, mandando il pallone fuori dallo specchio coperto dall’estremo difensore tedesco.

Ora, la rabbia e la delusione raffigurano dei sentimenti che emergono quando gli animi risultano ancora “caldi”. Eppure, tale provocazione è sembrata ai più un tantino esagerata. Se non altro perché la Nazionale deteneva un vantaggio importante nella scaletta dei calci di rigore, considerando gli errori precedenti di campioni quali Ozil e Schweinsteiger. E, inoltre, serve fredezza e lucidità nell’attimo che precede il calcio alla sfera posizionata su quella maledetta lunetta bianca. Forse, con meno spavalderia, Pellé quel gol l’avrebbe anche realizzato. Perché lui, tendenzialmente, sa farlo bene. Molti dimenticano, infatti, che nella gara fondamentale degli Europei Under 21 del 2007, contro il Portogallo, (c’era in ballo la qualificazione alle Olimpiadi) lasciò il paese a bocca aperta mettendo a segno un penalty perfetto proprio col metodo del “cucchiaio”. Magari avrebbe potuto ripetersi, chissà.

Vanno bene le critiche aspre contro la “ragazzata” (chiamiamola così) di bomber Graziano, ma a patto che restino fuori esagerazioni e ingratitudine. Occorre rinfrescare la memoria a qualcuno, a volte. L’ariete del Southampton è stato protagonista di un ottimo torneo. Agli azzurri mancava ormai da tempo la classica prima punta che, nel calcio, viene chiamata a giocare di sponda per i compagni; spizzicare di testa i palloni verso le seconde punte o i centrocampisti in sovrapposizione; finalizzare gli assist ricevuti. E tanto altro di quel lavoro che l’ex Lecce ha eseguito alla perfezione, riassegnando al team allenato da Antonio Conte un ruolo che sembrava fosse non più di caratura italiana. Invece dalla Francia tornano in patria due “riscoperte” storiche dal punto di vista calcistico: la difesa organizzata e, appunto, un attaccante vero.

Per carità, Pellé avrà pure sbagliato ostentando tutta quella sicurezza e peraltro sbattendogliela in faccia ad un gran portiere del livello di Neuer. Anche se il numero uno teutonico, forse, davanti ai giocatori intenti a tirare poteva benissimamente evitare quella strana “danza”. Fastidiosa persino per i rigoristi più navigati. Magari a Graziano non andavano giù certi saltelli “aerobici”, prendendoli egli stesso alle stregue di un subdolo tentativo di deconcentrazione dell’avversario.

Ma, cantava De Gregori, “Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”. In fin dei conti, la speranza nei gol di Bonucci, Zaza e Darmian era identica. Allo stesso modo in cui gli argentini speravano, nella finale di Coppa America Argentina-Cile, nel sigillo di Leo Messi. Morale della favola, Pellé doveva con ogni probabilità essere meno scenico e maggiormente decisivo. Ciò però non cancella, è giusto ripeterlo, una competizione europea giocata molto bene.

L’economia tattica elaborata dal tenico leccese ex Juve, adesso allenatore del Chelsea, ha basato le fondamenta proprio sul fisico di colui che all’estero viene soprannominato “The Italian Goal Machine“. E lui ha interpretato alla grande il compito assegnatogli da Conte, “scavetto” o “non scavetto”.



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