
Tutti impegnati verso la fase della ripartenza. Governo, Regioni e mondo del lavoro cercano di mettere a punto il piano per la “Fase 2” dell’emergenza sanitaria, quella cioè della convivenza con il virus. La data a cui si lavora, come è noto, è quella del 4 maggio, quando cioè dovrebbero decadere le ferree restrizioni imposte dalli misure anti contagio.
A quella data guarda anche il mondo del calcio. Da giorni la FIGC ha tracciato le sue linee guida: con il consenso il Governo, la Federcalcio ha in mente di far ripartire gli allenamenti, ma solo in condizioni di massima sicurezza.
Ciò si traduce visite medice accurate e ritiri permanenti per le squadre, tutte chiuse h24 nei propri centri sportivi (od alberghi) per evitare occasioni di contagio. L’idea è quella di tornare in campo il 31 maggio e, a suon di partite ogni 3-4 giorni, concludere la stagione in estate.
La domanda delle ultime ore, però, è la seguente: dove far giocare le partite? Ognuno nel suo stadio? L’ipotesi sembra al momento molto difficile, stante la situazione ancora critica in alcune aree del Paese, specialmente nel nord d’Italia.
“Sarà molto difficile giocare a Bergamo, ma anche a Milano o Brescia. Un campionato sotto il Rubicone, senza partite al Nord, è una possibilità.”
Questa è l’ultima dichiarazione del Presidente Gabriele Gravina che, in linea con i convincimenti politici, pensa ad una suddivisione dell’Italia in macroaree. Come riferito a parte (clicca QUI), si pensa ad un ripartenza graduale, diversa da regione in regione, con il Nord costretto a fare i conti con un tasso del contagio ancora alto.
Ecco perché, non è peregrina l’ipotesi per le squadre della Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Toscana di giocare in stadi del centro-sud (ancora tutti da individuare), trasferendosi in blocco fino a fine campionato. Con le porte chiuse, poi, non ci sarebbe nemmeno l’handicap per eventuali “difficoltà ambientali”.
Rossettini: “mi manca il mare”

Nel frattempo in casa Lecce i giocatori attendono sviluppi. Tra loro c’è anche Luca Rossettini, esperto difensore centrale, divenuto quest’anno uno dei perni dello scacchiere giallorosso.
Per lui, vero esperto della Serie A, la quarantena si è inserita a gamba tesa a poche settimane dalla nascita della sua terza figlia.
“Sono diventato padre da pochi mesi per la terza volta – dice – e anche per questo stiamo cercando di passare questo periodo con la giusta serenità. E’ chiaro che la preoccupazione è tanta: nella mia testa le immagini dell’Esercito che porta via le bare da Bergamo rimarranno sempre nella mia mente. E’ una guerra.
Nel territorio delle mie origini (Veneto) la situazione è abbastanza contenuta, anche grazie ad alcune scelte dure che ora danno i loro frutti. La mia famiglia per fortuna sta bene, anche se ho qualche amico che è stato colpito dal Covid-19″.
Nessuna noia in casa, quindi, tra famiglia, hobby e allenamenti, anche se per Rossettini la nostalgia c’è eccome. “Mi manca tanto vedere il mare – ammette. Sarà la prima cosa che farò appena io e la mia famiglia potremmo uscire nuotante. Poi mi manca il pallone: l’odore dell’erba, gli allenamenti e le partite. Penso che da questo periodo ne usciremo tutti diversi, rivalutando tutto quello che prima davamo per scontato.
Le mie giornate? Ruotano prevalentemente attorno ai bambini: dai pianti della più piccola di notte, alla scuola a distanza per i più grandi. Poi ho la passione della cucina, delle serie tv e della chitarra, che sto studiando da autodidatta. Dove mi alleno? In casa, nel garage, sulle rampe del condominio”.
Analisi, poi, sulla sua stagione e su quella del Lecce. “Ho deciso di venire qui essenzialmente per due motivi. Primo per ripagare la fiducia del mister e del DS che mi hanno voluto fortemente; poi volevo riscattarmi subito dopo la scorsa annata al Chievo. Qui ci troviamo benissimo: la città già la conoscevo e ora sto imparando a viverla a tutto tondo. La piazza poi è straordinario: abbiamo un pubblico che ci segue in massa dappertutto e in casa il clima è da brividi
Il nostro campionato? Abbiamo dimostrato di avere tutto per potere meritare la salvezza sul campo. Il bottino racimolato fino ad oggi, tra alti e bassi, dimostra che siamo sempre sul pezzo. Non abbandoniamo mai la nostra identità e su questo caposaldo dovremmo costruire il futuro. Il nostro DNA è questo. Poi il gruppo è sano, pieno di gente che non si risparmia e che ha voglia di lavorare.
Il vero Lecce quest’anno credo che si sia visto a Napoli: contro una grande squadra abbiamo giocato a viso aperto, senza snaturarci, provando a imporre il nostro gioco. La partita che mi ha lasciato l’amaro in bocca? I minuti finali del match contro la Sampdoria: meritavamo di vincere e vedere la vittoria sfumare nel finale ci ha davvero rammaricati”.
Dal punto di vista personale Rossettini conclude. “Sento di più mia la difesa a 4, avendoci giocato per molto più tempo. Ma mi trovo bene anche in una linea a tre. Mi sono subito trovato bene con i compagni di reparto, soprattutto con Lucioni con cui abbiamo subito trovato affinità: sono arrivato in punta di piedi, in silenzio, cercando di capire e farmi capire”.