Lecce, Meluso paga per tutti: un gran DS che si è concesso qualche scivolata

Il Lecce comunica l’interruzione del rapporto con il Direttore Sportivo Mauro Meluso: uno degli artefici della doppia promozione, paga un’ultima stagione in cui non ha inciso.

La rifondazione giallorossa parte dal sacrificio, sull’altare della ripartenza e del rilancio di un nuovo progetto, dell’uomo mercato. Mauro Meluso, nato a Cosenza 55 anni fa, paga forse per tutti. Il nuovo corso, infatti, sarà affidato ad una nuova guida tecnica, quella certamente più carismatica e audace di Pantaleo Corvino.

La testa di Meluso è l’unica che cadrà in questo post-retrocessione, ma attenzione perché senza le intuizioni di MM difficilmente la piazza giallorossa avrebbe rivisto tanto presto la Serie A. Si, perché il lavoro del Direttore Sportivo in Salento è iniziato nel giugno 2016 e, dopo un primo anno in cui la promozione in B è stata solo sfiorata, nelle stagioni successiva il suo mercato ha contribuito all’ascesa dall’inferno della Lega Pro, al paradiso dello Juventu Stadium.

Tanti i colpi che portano la sua firma: Caturano, Torromino, Pacilli, Di Piazza, Tabanlli, La Mantia, Mancosu, Vigorito, Gabriel, Donati, fino ad arrivare a Lapadula. Solo alcuni delle decine e decine di giocatori arrivati a vestire di giallorosso – e che sono rimasti di più nel cuore della gente – grazie all’impegno alacre di Mauro Meluso.

E poi l’intuizione Fabio Liverani. E’ vero, gli stessi protagonisti lo hanno ammesso: per il dopo Rizzo, il tecnico romano non era affatto in cima alla lista dei desideri. Eppure, dopo qualche sondaggio naufragato, è arrivata la firma di quel Liverani cresciuto e fattosi grande come allenatore sulla panchina del Lecce. Anche grazie al lavoro svolto in simbiosi proprio con Meluso.

In due anni le intuizioni dell’uomo mercato fortemente voluto dal Presidente Sticchi Damiani (“l’unica persona che ha in mano il mio futuro“, ebbe a dire Meluso) hanno ri-portato il Lecce nell’Olimpo del calcio dopo anni di fango troppo lunghi. E chi dice il contrario sa di mentire.

Certo, non sono mancati alcuni “scivoloni” che hanno rischiato di far saltare un equilibrio perfetto. Prima il tentativo sfumato di portare a Lecce Strambelli, poi quello riuscito di far ritornare nella penisola salentina Mino Chiricò. Un ingaggio che per molti giorni è costato lui un “esonero” da parte degli Ultras Lecce.

Ma probabilmente è stata l’ultima stagione ad incidere pesantemente sul suo futuro. Si, percjè, diciamocelo chiaramente: se il Lecce fosse riuscito a salvarsi, l’avrebbe fatto prevalentemente grazie alla ‘vecchia guardia’. Il mercato estivo per la Serie A, con tutte le attenuanti del caso (budget ridotto, inesperienza, piazza che tornava in A dopo 7 anni di assenza forzata), non ha brillato. E di conseguenza non ha fatto brillare il Lecce.

Da Vera a Babacar, passando per Rossettini e Farias, includendo i veri due “bidoni” dell’anno quali Imbula e Benzar. Operazioni tanto gravose, quanto deludenti. A gennaio il DS – con una forte mano di Sticchi – ha provato a correggere il tiro. Il campo, però, ci ha detto che non ci è riuscito. Per poco.

Ora per lui si chiude il capitolo certamente più esaltante della sua carriera da dirigente: ripetere quanto fatto a Lecce sarà difficile, ma lui lo meriterebbe. Al momento paga lui per tutti, ma siamo certi che saprà come tornare vincente.

A lui un ringraziamento, un abbraccio, una tiratina d’orecchie, ma soprattutto un grande augurio.



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