I primi due anni dell’era Jurlano si conclusero entrambi con un settimo posto in serie B. Nella stagione 78–79 giunse addirittura un sesto posto. L’allenatore era Pietro Santin che per la stagione successiva lasciò il posto al giovane Bruno Mazzia.
Ma quella non fu una stagione facile e infatti il Lecce dopo aver faticato non poco agguantò una salvezza tirata per la giacchetta, con appena due punti sulla quartultima retrocessa.
L’aver dato fiducia nuovamente al tecnico biellese non fu una mossa vincente e il diesse Mimmo Cataldo, alla decima giornata, decise di puntare su un nome blasonato come quello dell’allenatore Gianni Di Marzio che l’anno prima aveva guidato il Genoa e che vantava trascorsi in serie A con Catanzaro e Napoli.
Il tecnico di Castellammare di Stabia ebbe il merito di lanciare molti giovani talenti in prima squadra contribuendo a creare un’atmosfera tutta leccese e salentina al “Via del Mare. Esordirono così in serie B alcuni fra i protagonisti assoluti del calcio leccese degli anni a venire, ricordiamo Pasquale Bruno, Francesco Mileti, Primo Maragliulo e Robertino Rizzo.
Il Lecce, dopo un avvio terribile, tornava tra le protagoniste nonostante la dittatura in campionato del Milan di Massimo Giacomini che si era ritrovato a subire una pesante penalizzazione con tanto di retrocessione forzata, ma prontamente riscattata.
L’anno successivo il duo Jurlano–Cataldo decise di puntare ancora su Di Marzio e la stagione, nonostante la conclusione non esaltante, mise comunque in luce cose buone che sarebbero diventate preziose in un futuro prossimo.
La compagine giallorossa si rafforzava sul piano societario e degli acquisti e giocava ad armi pari contro formazioni ben più attrezzate o costruite per la serie A, vedi le importanti vittorie contro Sampdoria o Bari, o quella ottenuta dal Lecce di Di Marzio contro il micidiale Palermo dell’amico Mimmo Renna, leccese doc, che aveva visto sfumare la serie A per una manciata di punti.
Alla fine della stagione un certo rammarico colse l’ambiente leccese. Dopo sei anni di serie B, la categoria cominciava ad andare un po’ stretta. Era il tempo delle scelte impegnative. Ma l’anno dopo non andò meglio. Anzi, fu forse la stagione più mediocre del Lecce nel decennio cadetto.
L’allenatore Mariolino Corso non seppe dare lo slancio necessario alla squadra, che riuscì a malapena a salvarsi, poi l’estate del 1983 fu quella dell’arrivo del tecnico viareggino Eugenio Fascetti che dopo 3 anni alla guida del Varese in serie B vedeva la possibilità di fare il salto di qualità in un club in forte crescita che stava programmando un tuffo nella Storia.