La ‘minaccia’ dei Tesoro di chiudere bottega non deve spaventare Lecce

L’attesa conferenza stampa di questa mattina del Patron del Lecce, Savino Tesoro chiama in causa la dignità dei tifosi leccesi e dei salentini in genere

Eccolo, è tutto qui. L’errore di sopravvalutazione commesso dai leccesi, quello di ritenere persone qualsiasi salvatori della Patria, quello di pensare che questa dirigenza avrebbe potuto riportare il Lecce ai massimi livelli calcistici. Oggi, che un pallido sole ha dissolto la densa e fumosa coltre che appannava la vista dei tifosi salentini ci rendiamo conto che la famiglia Tesoro ha fatto quello che poteva fare, quello che sapeva fare.
 
Ci sono tutti i presupposti per credere che con loro sarebbe stato impossibile ripetere le glorie passate. E questo è un dato di fatto: ad un anatroccolo non si può chiedere di essere un cigno, ad un pony non si può chiedere di essere Furia cavallo del west. Non si può accusarli di non essere ciò che non è nella loro natura.
 
L’ambiente leccese abituato troppo bene dalla storia degli ultimi 40anni di calcio è un vestito troppo grande da indossare per chi non ha la storia e le esperienze giuste per farlo. I miracoli del passato non sono un’operazione facilmente ripetibile ecco perché questa società, capita l’antifona, preferisce smontare le tende e voltare le spalle ad un territorio che chiede troppo, a torto o a ragione.
 
Se i tifosi leccesi si fossero accontentati della serie C o Lega Pro che dir si voglia in egual modo a Savino Tesoro nulla vi sarebbe da imputare. Anzi, ha consentito di tener vive le ‘domeniche sportive’ sulla via del mare di San Cataldo piuttosto che sparire del tutto come ad altri è successo.
 
Alla fine e vale per tutti, il problema riguarda gli obiettivi dichiarati alla prima ora, perché patti chiari assicurano lunga amicizia mentre patti poco chiari la rovinano. Con tutta la gratitudine per essersi caricati il fardello di una società in cerca d’autore non possiamo rinunciare ai valori della nostra dignità di leccesi e di sportivi né alla libertà di critica, non possiamo negare l’evidenza di scelte sbagliate a livello tecnico e manageriale.
 
Per due anni si sono levati gli osanna verso casa Tesoro, adesso dopo 7 allenatori cambiati in 24 mesi è lecito attenderci una migliore stagionatura del prodotto che si vuole vendere. Le scelte di mercato non le ha fatte la politica, le prestazioni in campo non le hanno fatte i tifosi, le sconfitte agli ultimi minuti non le hanno decise i giornalisti. E adesso non vorremmo per paura di perdere l’amante dover accettare il male minore per paura che i Tesoro lascino e che ci si ritrovi a giocare nei campi di patate o alla periferia della città. Chi vuol andare vada.
 
Finisce così l’idillio, secondo noi, sovrastimato dai delusi tifosi leccesi dopo l’ultima retrocessione dalla serie A e la seguente penalizzazione per i fatti che ben conosciamo e a questo punto pur nell’incertezza totale non avremo nostalgia di chi, pur non essendo un campione, si sforza ostinatamente a dichiararsi tale. 



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