Tante le voci che si rincorrono in queste ore sui presunti esuberi nell’organico giallorosso.
Un gruppo di veri e propri “esodati” che non rientrerebbero nei piani di mister Asta e, forse, ancor prima della società, molto attenta a voler tenere in duplice considerazione sia il rendimento in campo che i costi dell’ingaggio.
Se c’è un problema con cui Trinchera deve fare i conti è proprio quello dei numerosi, forse eccessivi, calciatori tesserati.
Di solito in Lega Pro i contratti non sono mai a lunga scadenza; atleti e società non si legano mai per troppi anni a causa delle difficoltà gestionali che riguardano tutti i sodalizi in una categoria che ha pochi, pochissimi introiti provenienti dalla grande torta del calcio.
Ma negli anni scorsi le scelte societarie del Lecce sono state diverse, un po’ per mancanza di esperienza, un po’ per volontà di capitalizzare la società una volta raggiunta la promozione.
Il fatto è che il salto di categoria non è mai arrivato e i contratti in essere, quelli pesanti, sono rimasti tutti in piedi e ricadono giocoforza sul nuovo management.
Si tratta, a questo punto, di capire chi, costi quel che costi, deve restare in Salento e chi, invece, deve essere piazzato su altre sedi che, comunque, devono sempre essere di gradimento ai giocatori onde evitare lunghi e dannosi contenziosi.
Se su Moscardelli, Salvi e Papini Sticchi Damiani non ha mai avuto dubbi, diverso il discorso di molti altri big: Abruzzese, Della Rocca, Benassi, Carrozza e via dicendo.
Confermarli tutti sarebbe un salasso che questo Lecce non vuole permettersi, volendo piuttosto contare su giovani dal sicuro avvenire – come Gigli – da valorizzare per poi provare a passare all’incasso.
Certo è che un centrale come Abruzzese è difficile da trovare e prima di disfarsene i giallorossi farebbero bene a pensarci un po’.
