Napoli-Cagliari. èˆ giallo sulle 30mila magliette con la scritta «Speziale Libero», solo voci?

Gli ultras del Napoli, in occasione della partita di campionato in programma questa sera allo stadio San Paolo contro il Cagliari starebbero meditando di indossare trentamila magliette con la scritta «Speziale libero», identiche a quella indossata da Genny ‘a carogna durante la finale di Coppa Italia. Le voci al momento non sono state confermate

Gli ultrà azzurri potrebbero presentarsi al San Paolo, in occasione della posticipo di questa sera tra Napoli e Cagliari, indossando le magliette nere con la scritta «Speziale libero», mostrata sabato all'Olimpico da Genny 'a carogna. Per ora solo voci, ma la Questura avverte: «Se venissero esposte, partita sospesa e sanzioni per i responsabili»

Non si tratterebbe di un deja-vu, anzi. Di un gesto premeditato e per certi versi incomprensibile. La maglietta con la scritta «Speziale libero» la stessa che ha mostrato al mondo intero, tal Gennaro De Tommaso meglio noto come «Genny  'a carogna», il capo della curva A del San Paolo di Napoli, durante la finale di Coppa Italia tra la squadra partenopea e la Fiorentina, una finale che a distanza di giorni continua a far discutere e non certo per le prodezze nel rettangolo di gioco, potrebbe essere indossata, questa volta, da 30mila persone o poco più. Stasera alle 21.00 durante il posticipo con il Cagliari, una gara non particolarmente importante, dato che nessuna delle due squadre ha altro da chiedere a questo campionato. Potrebbe, il condizionale è d’obbligo.

Perché se la notizia, circolata nelle scorse ore e subito rimbalzata sui social network attraverso un tam tam che ha immediatamente riacceso la polemica, sembrava essere quasi una certezza ora pare sia stata del tutto accantonata. Eppure tanto è bastato per far muovere la Questura di Napoli che con un comunicato ha avvisato gli ultras: «in occasione dell'incontro di calcio Napoli-Cagliari che si disputerà presso lo stadio San Paolo, – si legge- la Questura di Napoli esorta i supporter partenopei a tenere comportamenti corretti e rispettosi del Regolamento d'uso dell'impianto. Eventuali esposizioni all'interno dello stadio di cartelli, striscioni, stendardi, emblemi, magliette, materiale stampato dai contenuti offensivi o comunque intolleranti che incitano alla violenza darà luogo all'ordine di non avvio ovvero di sospensione dell'incontro di calcio, oltre a determinare l'adozione di provvedimenti Daspo nei confronti di singoli responsabili, che saranno individuati anche grazie al sistema di videosorveglianza attivo all'interno dell'impianto sportivo».  

Ma la rabbia dei tifosi azzurri non finirebbe qui: perché c'è aria di vendetta contro il ferimento di Ciro Esposito in occasione di Roma-Juve.

Per chi non lo sapesse Speziale, che di nome fa Antonino, è stato condannato ad 8 anni di reclusione per l'omicidio di Filippo Raciti, l'ispettore di Polizia morto nel 2007 durante gli scontri scoppiati fuori dallo stadio Massimino,  poco prima del derby Catania-Palermo. Minorenne all'epoca dei fatti, Antonino Speziale è stato accusato di aver provocato la morte dell'ispettore di Polizia colpendolo con un lavandino metallico divelto dai bagni dello stadio.

È una vergogna sentire anche questo", afferma Marisa Grasso, vedova di Filippo Raciti, a «24 Mattino» trasmissione di Alessandro Milan su Radio 24. "A questa notizia dovrebbe dare una risposta il presidente del Consiglio. Chiudete, non fate giocare, basta. Uno Stato forte prende delle misure forti, non è essenziale una partita di calcio, se ne può fare anche a meno".  

"Se lo Stato fosse forte – aggiunge Marisa Grasso – queste cose non sarebbero accadute. Lo Stato è debole, aspettiamoci di tutto". "Questo Speziale che io non nomino mai – prosegue – è un assassino e uno spacciatore di droga. E' un mercante di morte. Questo si pubblicizza".   Marisa Grasso torna anche sugli scontri di sabato all'Olimpico: "Questo Genny 'a Carogna non ha nessun diritto di parola sulla vicenda di mio marito, può parlare solo dei suoi fatti personali. Io ho chiesto giustizia in un'aula di tribunale presenziando ogni giorno per sei anni. E ho saputo la verità, non c'è nessun dubbio sulla vicenda giudiziaria. Due persone sono state condannate per omicidio fino alla Cassazione”.