Quanto visto ieri sera non è una semplice vittoria in un campionato lungo ed estenuante come quello di Serie B. La vittoria di ieri sera del Lecce a Verona è qualcosa di più: è una sorta di consacrazione per questo gruppo, per l’allenatore, per il Direttore Sportivo, per questa società. Non può essere diversamente, in effetti, perché dopo l’avvio scoppiettante contro Benevento e Salernitana, sono arrivate prestazioni più scialbe e qualcuno già pensava male di questo collettivo.
Poi, incassato il ko ad Ascoli (unica sconfitta in sette giornate!), il Lecce ha saputo registrarsi, collaudarsi, senza affidarsi alle giocate di un singolo: si credeva che senza Falco non ci sarebbe stato gioco, dinamismo e fantasia e invece senza la sua presenza in campo sono arrivate due vittorie da incorniciare, a Livorno e quella di ieri contro gli scaligeri.
Non c’è qualcuno che crea dipendenza, ma c’è una squadra sana, con una chiara identità: giocare a calcio, palla a terra sempre, anche quando si potrebbe evitare di farlo (ieri in un paio di circostanze il fraseggio nei pressi dell’area di rigore ha creato qualche batticuore che un rinvio lungo, una volta tanto, avrebbe potuto evitare).
Liverani gode
“Abbiamo giocato questa partita con grande voglia e grande intensità”, spiega mister Fabio Liverani al termine dello 0-2 rifilato alla capolista. “Il Verona ci ha creato dei problemi nel primo tempo, dove non riuscivamo a chiudere il passaggio tra le linee. Poi ci siamo riusciti costringendoli ad allungare l’azione. Siamo stati spietati, abbiamo giocato bene, sofferto il giusto. Siamo stati sempre lì, a giocarla senza timori reverenziali”.
C’è poco da dire: ieri Liverani ha dato una lezione di calcio un po’ a tutti, anche a quelli che continuano a storcere il naso su questo Lecce. C’è una rosa lunga, lunghissima, da cui attingere a seconda delle necessità. Liverani, dopo alcuni errori in avvio di stagione – soprattutto nella gestione dei cambi – nelle ultime apparizioni ha azzeccato praticamente tutto.
Perfette le scelte sui titolari: l’esperienza di Bovo e Meccariello potevano mettere la museruola a un attacco niente male, quello dell’Hellas, composto da Laribi, Lee e da un certo Pazzini. Venuti sta crescendo a vista d’occhio e il rientro di Petriccione nei meccanismi giallorossi lo si nota eccome.
L’attacco sa quel che deve fare: si deve sacrificare. Ecco perché non arrivano spesso occasioni nitide, ma il lavoro in profondità di Palombi e quello in contenimento di La Mantia sono ossigeno puro.
Monumentale Mancosu

Un capitolo a parte lo merita Marco Mancosu. Un vero gigante al “Bentegodi”. Gol, assist, visione di gioco, polmoni d’acciaio. È un elemento che lo scorso hanno avrebbe giocato anche in porta pur di non fare il trequartista: quest’anno Liverani lo ha riabilitato proprio in quella posizione, scoprendosi al momento il migliore in quella zona di tutta la Serie B. Le sue quattro perle fin qui messe in rete sono una più bella dell’altra e l’eurogol di ieri sera entra a pieno titolo nelle sue marcature più belle di sempre. Le sue quattro marcature contribuiscono a rendere il Lecce la squadra più prolifica, ad oggi, di tutto il campionato cadetto.
“Dopo il secondo gol potevamo chiuderla ma non ci siamo riusciti. Loro hanno avuto un po’ di occasioni, ma il nostro portiere è stato bravo”. Bravo, bravissimo, Vigorito che sta superando anche lui qualche scetticismo registrato al suo arrivo. Tra Cittadella e Verona ha compiuto almeno quattro parate da Serie A, sempre puntuale nelle uscite, sicuro sulle palle alte.
“Siamo stati costruiti per salvarci – conclude il tecnico. Ora godiamoci il successo, poi torneremo a lavorare a testa bassa: questi 3 punti ci permettono di lavorare più serenamente durante la sosta che ci attende”.
Liverani ha in mente questo tipo di Lecce fin dal maggio scorso, da dopo il gol di Armellino contro la Paganese. C’è un’idea di fondo che arriva da lontano e che guarda lontano.
