Sette allenatori, tante delusioni e zero promozioni. Il bilancio dell’era Tesoro

Tre anni di proclami, acquisti per far contenta la piazza e cambi di allenatori. A Lecce finisce dopo sole tre stagioni la gestione Tesoro ed il bilancio non può che essere negativo. L’obiettivo di ritornare almeno in Serie B è stato fallito miseramente.

Tre anni, tanti proclami, diversi allenatori cambiati e tre fallimenti. Si può racchiudere in questo modo la breve storia tra la famiglia Tesoro ed il Lecce. 23 giugno 2012 – 18 giugno 2015: oggi finisce ufficialmente l’era della famiglia di Spinazzola a Lecce, con l’ufficialità della cessione del club ad un gruppo di imprenditori salentini. Ed è tempo di bilanci. Un bilancio che non può che essere negativo visto che l’obiettivo primario, quello di riportare la compagine salentina almeno in Serie B, è stato fallito miseramente.

Alla fine della stagione 2011/2012, quella del terremoto legato al calcio scommesse e alla conseguente retrocessione in Lega Pro, la famiglia Semeraro lascia ufficialmente le sorti del Lecce Calcio e a sostituire, chi aveva reso grande il club salentino, arriva Savino Tesoro, ex proprietario della Pro Patria, accompagnato dal figlio Antonio che assume le vesti di responsabile dell’area tecnica. Il loro primo regalo ai tifosi del Lecce si chiama Ernesto Javier Chevanton, l’eroe dell’ultima salvezza targata Gigi De Canio, a cui era stata negata la possibilità di far parte della rosa dell’ultima stagione in Serie A. Un bel biglietto da visita certamente che fa ben sperare per il futuro. D’altronde una squadra allestita per lo meno per la Serie B, che può contare in rosa anche sui vari Benassi, Capitan Giacomazzi, Diniz, Martinez, Chiricò, Falco, Foti e via dicendo, non può di certo fallire la promozione diretta in Serie B.

L’inizio sembra far fede ai pronostici: il Lecce vola con Franco Lerda in panchina e sembra non aver problemi a centrare l’obiettivo. Il distacco sulle inseguitrici arriva addirittura a dieci punti, ma prima della fine dell’anno solare (2012) qualcosa sembra rompersi ed arrivano i primi risultati negativi. I giallorossi perdono addirittura la testa della classifica, ma, fatto ancor più grave, sembra che qualcosa nello spogliatoio si sia rotto, soprattutto tra i “senatori” ed il Mister. A gennaio la decisione, il primo cambio di panchina dell’era Tesoro, via Lerda e dentro Ernesto Toma. L’ex tecnico della Primavera, ex uomo fidato di Antonio Conte, non riesce a cambiare l’inerzia del periodo e d il 4-2-4 non convince mai, anzi. Il Lecce arriva secondo e non ce la fa ad impensierire il Trapani che ormai viaggia con il vento in poppa verso la Serie B. A maggio, prima dei play off, arriva un’altra decisione alquanto discutibile da parte della famiglia di Spinazzola: via anche Toma, squadra affidata a Elio Gustinetti. Il “Gus” è uomo d’esperienza, ma non può fare miracoli. La squadra ormai non c’è più, fisicamente è a pezzi e, la sofferta vittoria in semifinale contro la Virtus Entella, non sarà bissata in finale quando, un Carpi molto più organizzato e preparato, vince in Romagna per poi pareggiare in Salento.

L’epilogo di quella partita fu una vergognosa invasione di campo da parte di alcuni tifosi della Nord che, delusi dalla mancata promozione in Serie B che sembrava un obiettivo scontato ad inizio stagione, decisero di farsi giustizia da soli ed arrivarono a caricare alcuni steward presenti all’ingresso degli spogliatoi. La stagione che doveva essere quella della rinascita si era trasformata, quindi, nella più brutta pagina della storia del Lecce Calcio. Si riparte e la stagione 2013/2014 vede Antonio Tesoro presentarsi in ritiro con un nuovo regalo per i tifosi. Il nome è di quelli altisonanti, importanti, da far venire i brividi: Fabrizio Miccoli. Il “Romario del Salento”, visibilmente sovrappeso e nella fase calante della sua carriera, era stato appena investito da uno scandalo grottesco. A Palermo, dove per anni era stato simbolo e capitano, aveva rilasciato alcune dichiarazioni al telefono (sembra con alcuni noti boss della mafia siciliana), parlando male dei compianti giudici Falcone e Borsellino. Il suo futuro sembrava essere lontano dall’Italia, poi la sorpresa, le lacrime durante la presentazione e la promessa di ritornare nel calcio che conta con la squadra del suo cuore, quella per cui ha sempre fatto il tifo fin da piccolo.

La stagione si apre con il motto: “Il Lecce ai leccesi”. In panchina, infatti, era stato scelto Francesco Moriero, ex grande calciatore di Inter e Nazionale e leccese doc. L’inizio, però, è scioccante. Moriero non riesce a prendere in mano squadra e spogliatoio, ancora turbata dai fatti del post Carpi, e Miccoli è visibilmente fuori forma. Dopo quattro sconfitte consecutive arriva l’inevitabile esonero. I Tesoro escono dal cilindro un’altra idea particolare. È ancora sotto contratto e quindi la squadra torna nelle mani di Franco Lerda. Dopo un’altra sconfitta ed un pareggio, però, la squadra inizia a volare. Lerda sembra aver trovato il bandolo della matassa e, dall’ultimo posto, il Lecce compie una rimonta entusiasmante e prodigiosa, finendo in crescendo (due sole battute d’arresto in casa con il Perugia ed a Viareggio nel girone di ritorno impediscono di poter cullare addirittura il sogno della promozione diretta) e meritandosi un posto da favoriti nei play off, dietro a Perugia (che finisce al primo posto) e Frosinone. Play off entusiasmanti con un altro epilogo amarissimo. A Frosinone la finale di ritorno finisce male, il Lecce perde 2-1 ai supplementari, dopo essere stato in vantaggio ed aver cullato il sogno della promozione per gran parte della gara, e Lerda perde la testa, si rende protagonista di una rissa che pagherà con una maxi squalifica.

La terza ed ultima stagione dei Tesoro è la più imbarazzante dal punto di vista gestionale e tecnico. Un altro gran colpo sembra indirizzare la squadra tra le favorite numero uno del Girone C della Lega Pro, direttamente dalla Serie A, infatti, arriva il bomber Davide Moscardelli. Un po’ navigato, l’attaccante ex Chievo, Piacenza e Bologna, farà il suo a suon di prestazioni e gol. Quel che mancherà nel corso di tutta la stagione, però, sarà un gioco, quantomeno decente, un’unità di squadra e determinazione e carattere degne della fame che ci vuole in queste categorie. A queste nefandezze si unisce la confusione societaria che in pieno disordine mentale, riesce a far fuori prima Franco Lerda e poi il suo sostituto, Pagliari. Con Alberto Bollini, ex tecnico della Primavera della Lazio, le cose sembrano andare un po’ meglio, ma ormai la frittata è stata fatta ed uno dei Lecce più imbarazzanti di sempre, chiude la stagione addirittura al sesto posto, fuori dalla zona play off.

Nel frattempo, nei primi mesi dell’anno 2015, il presidente Antonio Tesoro, deluso dalla contestazione arrivata dalla Curva Nord, comunica al volontà di lasciare. Decisione che a fine stagione viene ufficializzata. Il resto è storia delle ultime ore, è storia recente, ma la sensazione che Lecce ed i leccesi si siano liberati di un peso non è poi così lontana dalla realtà. La speranza è che arrivi qualcuno che possa ridare dignità all’orgoglio del calcio leccese che, purtroppo, negli ultimi tre anni ha dovuto subire delusioni cocenti ed umiliazioni imbarazzanti.



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