Cibo e bevande ‘da casa’ vietate in molti stabilimenti balneari. È giusto?

Sta facendo discutere il divieto di dportare il cosidetto ‘pranzo a sacco’ all’interno di molti stabilimenti balneari

Oltre al rincaro di parcheggi, ombrelloni e lettini, sembrerebbe che la Puglia quest’anno si sia distinta per il ‘rafforzamento’ del divieto di portare il cosidetto ‘pranzo a sacco’ all’interno di molti stabilimenti balneari.

L’indagine parte dall’associazione Coldiretti e svela che, prevalentemente, nel tacco d’Italia cibi come insalata di riso, focaccia o macedonia ‘fai da te’ sotto l’ombrellone non sono più una certezza. In alcuni stabilimenti la regola appare addirittura più rigida e pone dei limiti anche sulle bevande portate da casa, restringendo, per tanto, la libertà di turisti e locali, ‘obbligati’ a consumare cibo e bevande vendute dal chiosco di riferimento.

Il dibattito si apre e se da una parte i proprietari degli stabilimenti balneari si appellano ad una giornata ‘inclusive’ in cui tutto dev’essere consumato all’interno del lido per questioni di ordine, di igiene, dall’altra insorgono coloro che considerano questa decisione come un limite alla propria libertà di scelta e un preciso obbligo ad acquistare cibo e bevande a prezzi esagerati.

Come spesso accade, però, il dibattito rimane aperto e descrivendo pro e contro, da una parte e dall’altra pone, ancora una volta, in evidenza due fazioni opposte tra chi fornisce i servizi estivi e i consumatori un po’ sempre insoddisfatti, spesso a ragione veduta, alcune volte polemizzando eccessivamente sulla questione che accompagna ogni estate: il turismo nel Salento e tutto ciò che ruota intorno ad esso.