La patata dolce, o meglio ‘zuccherina’…un nostalgico ricordo per molti salentini

Provate a chiedere a un salentino di ricordare il sapore unico delle ‘batate’ arrostite davanti al fuoco nelle lunghe sere d’inverno

Gusto dolce, delicato e sopraffino. Quasi un cliché, durante la stagione invernale, mangiarne un po’ alla sera per contrastare il freddo, ma anche d’estate è possibile gustarla. È la patata dolce, zuccherina, un tubero di origine americana che ha trovato casa in Salento, imponendosi come uno dei prodotti più apprezzati della tradizione gastronomica locale. Foglie larghe, fiori bianchi e rosa, polpa bianca o gialla… la ‘batata’ non ha solo tante proprietà nutritive – possiede numerosi antiossidanti ed è ricca di minerali e vitamina C – è un nostalgico ricordo delle serate trascorse vicino al fuoco del camino. Non mancavano mai nelle cucine delle massaie salentine che lasciavano le patate dolci sotto la cenere ancora calda dell’ultimo ceppo della sera. Con la cottura la pelle esterna si separava dalla polpa e la addolciva con una sorta di linfa zuccherina più scura che costringeva i bambini a leccarsi le dita. Nei giorni di ‘festa’ diventava un dolce dei poveri, tagliata a fette, fritta e cosparsa di zucchero. Ancora oggi quando c’è della carta stagnola vicino al fuoco, i più sanno che si tratta di uno scrigno di bontà.

Secondo alcuni documenti, pare sia stato l’agronomo Gaetano Stella a introdurre il dolce tubero a Lecce nel lontano 1842, ma è nella Grecìa salentina che la patata dolce ha trovato fortuna, grazie al favore di molto agricoltori locali e alle particolari condizioni del terreno, grazie alla presenza della falda freatica superficiale. È coltivata anche nelle zone di Surbo, Squinzano, Trepuzzi e Frigole, dove fanno una sagra in suo onore.

Grazie agli amidi di cui è ricca se ne può ricavare anche una farina, ma sono tante le preparazioni che consentono di apprezzare il delicato sapore di questo tubero. Si possono preparare, infatti, dolci e pietanze che abbinati ad altri profumi tipici del nostro Salento renderanno il piatto unico. È usata nelle pittule o nella famosa “Pitta” salentina.

Il tubero, se posto in acqua, emette radici e vegeta e per questo era usanza diffusa porre una Batata in un vaso semi-sommersa d’acqua e farne crescere la pianta a scopo ornamentale.



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