Il Vescovo di Ugento-S Maria di Leuca scrive agli operatori turistici, “Affrontiamo la sfida di guarire le persone dalla paura”

Con una lettera inviata a chi opera nel comparto Mons. Vito Angiulli ha voluto esprimere la sua vicinanza, ma anche la speranza di guardare con fiducia ai prossimi mesi.  

Con il passare della giornata del 24 maggio, ci siamo messi alle spalle il primo fine settimana nel quale, dopo oltre due mesi di restrizioni, con i dovuti accorgimenti, riposta nel cassetto l’autocertificazione, è stato possibile spostarsi anche al di fuori del proprio comune di residenza. Molti, quindi, approfittando delle bellissime giornate, soprattutto quella di ieri, hanno colto l’occasione per recarsi al mare, solo per una semplice passeggiata, o anche per prendere il sole in una delle tantissime spiagge della costa salentina.

C’è voglia di turismo e si vede chiaramente, in ogni parte d’Italia, di mettere alle spalle un bruttissimo periodo e di andare in vacanza.

Purtroppo, ancora non si sanno i tempi in cui i viaggi potranno riprendere, quando i cittadini si potranno spostare da una regione all’altra e gli stranieri recarsi nel Bel Paese per ammirarne i monumenti o per trascorrevi le ferie e, soprattutto, le modalità con le quali lo si potrà fare.

Per questo, a oggi, non si conosce con esattezza il destino di chi ha intrapreso la professione di operatore turistico, chi, come ad esempio le guide turistiche, ha scelto di raccontare ai visitatori la storia e i segreti del territorio, oppure chi, investendo su di esso, ha creato strutture ricettive destinate all’accoglienza.

Per questo motivo, il Vescovo della Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, Mons. Vito Angiulli, ha voluto inviare una lettera agli operatori del di vicinanza ma, al tempo stesso, anche di speranza.

“Carissimi operatori e operatrici nel mondo del turismo”, scrive Mons. Angiulli, “In questo momento delicato di ripresa, seppur con tante incertezze, vorrei farvi sentire la vicinanza e il sostegno della nostra Chiesa di Ugento – S. Maria di Leuca. Homo viator, diceva il filosofo francese Gabriel Marcel. Con questa definizione, egli intendeva dire che è nella stessa natura dell’uomo essere viandante e viaggiatore.

‘Viator’ è colui che si mette in cammino e percorre la via, un sentiero ben tracciato e individuabile nel territorio. Ed è nel viaggio che si aprono orizzonti di senso attraverso l’incontro con l’altro e con la bellezza che ci circonda, con la maestosa luminosità del nostro territorio, dei nostri monumenti e delle nostre chiese barocche.

In questo tempo, però, tutto ci sembra incredibilmente più difficile. Infatti, la fatica di pianificare gli spostamenti bloccati e il distanziamento sociale rendono difficile non solo il viaggiare, ma anche l’accogliere.

Vorrei, però, invitarvi a guardare a questo tempo come a un’occasione di creatività e di alleanza per costruire buone pratiche di valorizzazione del bello e di fruizione del nostro territorio. Voi, operatori e operatrici nel turismo, oggi avete la grande responsabilità – attraverso le esperienze e i servizi che proponete – di guarire le persone dalla paura che le attanaglia e dalla diffidenza nei confronti dell’altro attraverso l’offerta di una bellezza che guarisce.

Voglio assicurarvi che come Chiesa vi siamo vicini: è il momento in cui la creatività e lo spirito di sacrificio, che hanno sempre caratterizzato la nostra terra, e i tesori artistici e paesaggistici che custodiamo, possono spingerci a guardare con fiducia ai prossimi mesi. Sarà una stagione economicamente difficile, ma vogliamo sperare che sia umanamente arricchente.

Ritorneremo a viaggiare ma anche ad accogliere, cominciando dalla nostra terra per poi raggiungere presto anche mete lontane. Ma ciò che aiuterà il mondo del turismo a rinascere sarà il rendere possibile l’esperienza di quella ‘Bellezza che salva il mondo e l’umanità’ e che sapremo tradurre in racconti e in proposte.

Si apre davanti a tutti noi una difficile, ma esaltante sfida da non perdere! Soprattutto se sapremo affrontarla insieme per il bene della nostra terra e della nostra gente”.



In questo articolo: