È stato un anno difficile per tutti. Il Coronavirus che ha minacciato e messo a dura prova il sistema sanitario, ha messo in ginocchio tanti settori, compreso il mondo luccicante e sfavillante delle luminarie. Anche per i maestri paratori non è stato facile tenere spente le luci. Abituati a creare meraviglie, ad incantare gli spettatori di tutto il mondo parlando la lingua universale dell’incanto, ad accendere piazze e vicoli di colori ogni volta che c’è un santo da onorare o una ricorrenza da celebrare, hanno dovuto fermarsi di fronte ad un nemico invisibile che non è ancora stato sconfitto. Ma nessuno si è arreso.
Da qualche parte bisogna pur ripartire e la ditta De Cagna che ha conquistato centinaia di città con le sue imponenti architetture – da Valencia a Ginevra, da Tokyo a Seul, da Hong Kong a Gerusalemme – lo farà dalla Cina. Nulla sarà come prima, ma la storica azienda ha voluto essere presente e regalare un po’ di magia alla città di Hsinchu, dove si festeggerà il capodanno cinese.
«Parte oggi, con tante difficoltà dovute a questo maledetto Covid, la trasferta a Taiwan – ci scrive Giuseppe De Cagna – sembra una viaggio come tanti, ma in realtà non lo è, perché le difficoltà sono tantissime, ad iniziare dalla quarantena di 14 giorni da fare lì, per non parlare di tutta l’organizzazione. A pensarci bene forse sarà anche l’unica manifestazione di un certo livello che verrà fatta, in questo 2021, ed io spero che non sia così, perché le prospettive, non solo in Italia, non sono delle migliori, la paura di fare festa è tanta».
Parole di speranza e di paura, di coraggio e di incertezza. L’impossibilità di programmare il futuro è quello che più ha spaventato la ditta, come tutto il settore. Sembrano davvero lontani quei tempi in cui l’agenda era tutta occupata di eventi, di feste patronali, di appuntamenti imperdibili che questi maestri d’arte hanno impreziosito. Ora è vuota o quasi. C’è la città nel nord di Taiwan, dove la ditta De Cagna realizzerà un tunnel lungo 50 metri e largo 14 metri, senza il sostegno di pali sottostanti. Un progetto mai realizzato prima d’ora.
È questo che manca. Non solo le luci, i colori, i disegni, quanto il fatto che ogni creazione è stata sempre più bella e più spettacolare delle precedenti. E allora buon incanto, nella speranza di potere ammirare ancora le luminarie, con il naso all’insù, come se fosse la prima volta. E di apprezzarle come si fa con le cose di valore.