Le pazze stagioni e il caso Salento, una terra senza programmazione

I dati sulle contrazioni dei flussi turistici in estate confermano il sospetto di tanti imprenditori, la vicenda Xylella non ha fatto bene all’industria della vacanza.

La pessima stagione invernale nel Sud Italia ormai quasi alle spalle lascia intatte le prospettive per una primavera come si deve, almeno fino a prova contraria. Quando diciamo pessima stagione facciamo riferimento alla mancanza significativa di neve fino ad oggi in quasi tutto l’arco appenninico con stazioni invernali che hanno lavorato poco e male, e in qualche caso che non hanno lavorato per niente. E mentre si sprecano i lanci d’agenzia sui ghiacciai che si vanno sciogliendo in giro per il mondo, basta fare una passeggiata per le campagne salentine per rendersi conto che la primavera è già cominciata e le temperature fanno pensare al meglio per la futura stagione turistica. Una stagione che però deve fare i conti con un paesaggio mutato e che probabilmente cambierà del tutto nei prossimi mesi e anni.

E sì, perché le decine di migliaia, o centinaia di migliaia, di alberi d’ulivo seccati vanno incontro ad un destino già segnato, mentre a tutt’oggi lo spettacolo che si impone agli occhi del visitatore non è certamente tra i più incoraggianti.

Qui non si tratta solo di valutare i danni, certamente incommensurabili, all’economia agricola del territorio, ma quelli che potrebbero tradursi in termini di appeal nel segmento agrituristico. La corsa all’acquisto delle vecchie masserie, se non addirittura dei ruderi da recuperare attraverso costose opere di restauro e riqualificazione, sembra aver rallentato notevolmente, e i dati sulle contrazioni dei flussi turistici in estate (2018 e 2019) confermano un sospetto che tanti imprenditori avevano avuto fin da subito: la vicenda Xylella non ha fatto bene all’industria della vacanza.

Il territorio provinciale, tuttavia, mostra segnali positivi sul fronte della produzione agroalimentare, confermando il trend di crescita del settore del food made in Puglia.

Le attività dedite alla ristorazione non arretrano, anzi. Vivace e incoraggiante appare il seguito. È da qui che occorre ripartire dopo anni privi di programmazione, dopo che il declassamento istituzionale ha prodotto l’isolamento del territorio e l’indebolimento dei piccoli comuni?

Domande che giriamo ai soggetti competenti, autorevoli e titolati a rispondere, prima che il disastro Xylella produca i tanto temuti effetti collaterali.