Primi lavori di restauro all’Abbazia di Cerrate, il Fai ‘un luogo dell’identità culturale italiana’

Una cerimonia organizzata sul luogo per presentare la prima fase dei restauri, oltre che i prossimi lavori e l’intero progetto di valorizzazione del bene. L’iniziativa vede in prima fila il Fai e la Provincia di Lecce.

L’Abbazia di Santa Maria di Cerrate è una tipica e straordinaria storia italiana; è una storia che parla di arte e di agricoltura, di monaci orientali e di accorti amministratori partenopei…Cerrate parla di generazioni di uomini sconosciuti che nei mirabili oliveti che circondano l’Abbazia dedicarono la vita a quel paesaggio straordinario e a quegli olivi i cui frutti spremevano con sacrificio nelle oscure viscere dell’Abbazia”. Con queste parole impresse anche sul sito del Fai, il vicepresidente Marco Magnifico descrive e definisce uno dei monumenti più suggestivi del Salento, che si trova al confine tra il territorio di Lecce e quello di Brindisi, sulla provinciale Squinzano-Casalabate

Il Fai ha preso in carico il progetto di restauro dell'antica Abbazia tempo fa, nell’impegno di riportare all’antico splendore l’opera di recupero iniziata dall’architetto Franco Minissi, professionista della prima metà del Novecento.
 
E così, a tre anni dall’affido in concessione al Fondo Ambiente Italiano, da parte della Provincia di Lecce, l’Abbazia di Santa Maria di Cerrate, primo bene gestito dalla Fondazione in Puglia, vede la conclusione della prima fase dei lavori di restauro del complesso monumentale. Il Fai nel 2012 ha acquisito la proprietà dell'immobile, tramite concessione trentennale, a seguito di bando pubblico indetto dalla Provincia di Lecce.
 
Alla cerimonia di presentazione della prima fase dei restauri e dei prossimi lavori previsti nel progetto di valorizzazione, sono previsti gli interventi del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, del presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone, dell’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia Loredana Capone, del consigliere della Provincia di Lecce con delega alla Cultura Simona Manca. Presenti anche Dino Borri, presidente regionale FAI Puglia, Marco Magnifico, vicepresidente esecutivo FAI, Daniela Esposito, responsabile scientifico del progetto di restauro, Roberto Segattini, responsabile Ufficio Tecnico FAI e Daniela Bruno, responsabile Valorizzazione FAI.
 
L’iniziativa di recupero e valorizzazione di uno dei tesori più amati della nostra terra è promossa dalla Provincia di Lecce e dal FAI – Fondo Ambiente Italiano. Si ricorda l'intervento della grande maison milanese, Prada, nell'intervento di restauro del pozzo che si trova nel chiostro accanto al famoso e suggestivo porticato.

Gli interventi di restauro. E' stata oggetto di restyling la facciata d’ingresso del complesso abbaziale, che i precedenti lavori avevano dotato di un fronte vetrato, e che l’analisi delle tracce conservate ha permesso di restituire all’aspetto originario, come muratura chiusa con finestre, di cui si mantengono i davanzali; la loggia al primo piano della Casa monastica, ora aperta sulla splendida vista della chiesa grazie a un nuovo serramento vetrato di oltre dodici metri di lunghezza; la sopraelevazione della Casa del massaro, che era stata modificata e resa parzialmente inagibile dai restauri degli anni Settanta del secolo scorso.
 
Inoltre, entrambi gli edifici sono stati consolidati e ora rispondono alle norme antisismiche. Tutte la facciate esterne sono state ripulite e ove necessario reintegrate; i serramenti sono stati recuperati e, dove impossibile, realizzati ex novo secondo tecniche artigianali; gli intonaci cementizi sono stati rimossi negli ambienti più antichi della Casa monastica e ne saranno stesi di nuovi, a calce, tipici della tradizione salentina; impianti di sicurezza sono stati attivati in tutti i locali e quelli elettrici sono stati rinnovati e, solo dove strettamente necessario in base alle attività previste, sono stati realizzati impianti di climatizzazione.

Cenni storici. L'Abbazia vide la luce alla fine del XII secolo per l'impegno di Tancredi d'Altavilla, Conte di Lecce. Tutto nacque a seguito di una leggenda in base alla quale in quel luogo pare sia apparsa a Tancredi la Madonna, fra le corna di un cervo, e da qui il nome Cerrate o Cervate. Da quel momento il posto divenne un riconosciuto polo religioso e culturale fino al 500, quando poi l'immobile venne trasformato in masseria. Nel 1711 l’Abbazia venne saccheggiata dai pirati turchi e da lì venne abbandonata, fino al restauro del 1965 voluto e curato dalla Provincia di Lecce che ne ha mantenuto la proprietà fino al 2012.