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Il rischio di un crollo delle falesie appare abbastanza concreto. E a tal proposito, la Capitaneria di Porto di Gallipoli ha emesso ulteriori nove ordinanze di divieto di balneazione nei confronti delle aree ricadenti in altrettanti comuni salentini. Un provvedimento che non vuole creare alcun allarmismo – ha spiegato il Procuratore Cataldo Motta durante una conferenza stampa tenutasi stamattina – ma mirato a prevenire eventuali situazioni pericolose.
Aumenta la probabilità di rischio crolli nei tratti di costa salentina. La Capitaneria di Porto di Gallipoli, infatti, ha emesso nuove ordinanze di divieti di balneazione e navigazione in ulteriori nove comuni della provincia leccese. E non solo. Vietato l’ancoraggio delle unità navali, vietata la pesca sportiva e, in generale, qualsiasi attività subacquea. Si tratta di aree marine situate nei territori di Andrano, Castrignano del Capo, Diso, Gagliano del Capo, Novaglie, Porto Cesareo, Racale, Tiggiano e Tricase. Un elenco che va ad aggiungersi alle altre cinque zone, chiuse lo scorso marzo, nei luoghi di Castro, Melendugno, Vernole, Otranto e Santa Cesarea Terme. Provvedimento che, comunque, non serve assolutamente a creare “nessun allarmismo”, come ribadito dal Procuratore Capo della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta, durante una conferenza stampa tenutasi questa mattina. Assieme a lui, anche il Procuratore aggiunto, Ennio Cillo, e il Comandante della Guardia Costiera di Gallipoli, Attilio Daconto. In sostanza, verranno effettuati dei sopralluoghi per capire se sussistano o meno situazioni pericolose, così da poter intervenire in largo anticipo qualora dovessero fuoriuscire rischi improvvisi.
La costa è un motivo di vanto turistico per il “Tacco d’Italia”, pertanto agire con le dovute precauzioni prima del boom estivo appare quanto mai doveroso. Va detto, inoltre, che la Procura ha aperto un’inchiesta relativamente ai crolli della falesia, con accusa – al momento a carico di ignoti – di disastro colposo.
Tutte quelle superfici interessate dai divieti verranno segnalate con cartelli su terra e boe in mare, ed ogni attività è preclusa a distanza di 200 metri. Bisognerà interpellare anche l’Autorità di Bacino per eventuali altri interventi di messa in sicurezza; del resto l’ultimo PAI (Piano d’Assetto Idrogeologico) risale all’anno 2008. Da allora, eccezion fatta per il comune di Otranto, non si registrano interventi di consolidamento. Ma, informazione più importante, è che il rischio di un crollo delle falesie sarebbe abbastanza concreto – stando a quanto precisato dal Comandate Daconto; di conseguenza, onde evitare tragedie, serve agire. E subito pure.