Un diavolo, un principe malvagio e un libro dei comandi. La leggenda della Chiesa della Madonna di Costantinopoli a Tricase

La Chiesa della Madonna di Costantinopoli, conosciuta anche come Chiesa dei diavoli, affascina curiosi e passanti non solo per la sua forma ottagonale, ma anche per le leggende tramandate dalla gente del posto.

La storia della Chiesa della Madonna di Costantinopoli, alla periferia di Tricase, è scritta sull’architrave dell’ingresso principale che svela ai visitatori l’anno in cui fu costruita, il 1684, come ordinato dalla famiglia di Jacopo Francesco Arborio Gattinara, marchese di San Martino. “Hoc templum ad laudem beate mariae virginis sub titulo de constantinopoli d. jacobus franciscus gattinarius marchio de s. martino sumptibus propriis edificandum curavit anno domini 1685” si legge.

L’insolita costruzione – che si affaccia su una strada poco frequentata che dal centro del paese conduce a Borgo Pescatori – ha tanto altro da raccontare. Dietro la sua forma ottagonale, che ricorda un po’ Castel del Monte, e la sua posizione lontana da occhi indiscreti, ma utile ai contadini che desideravano un luogo dove poter pregare senza allontanarsi troppo dai campi, si nasconde una leggenda, sopravvissuta al tempo, che rende il luogo unico. Un racconto che aspetta in silenzio solo di essere ascoltato. Quando qualcuno chiede informazioni per raggiungerla non è raro ricevere indicazioni per la Chiesa dei Diavoli. Per i tricasini di un tempo e per quelli d’oggi è conosciuta così.

Un patto con il diavolo

Voci che si perdono nella notte dei tempi raccontano che la chiesetta rupestre sia stata costruita, in una sola notte, grazie ad un patto tra il marchese – che cercava la grazia dopo essersi reso protagonista di decine di guerre sanguinose – e il diavolo. Una volta costruita la Chiesa, il Diavolo presentò il conto, ma Gattinara non riuscì a superare la paura e il timore di ‘sfidare’ Dio. Così non rispettò la sua parte dell’accordo – che prevedeva un’ostia consacrata ad un caprone, animale considerato sacro per il re degli inferi – mandando su tutte le furie Satana che gettò le campane in fondo al canale del Rio.

La leggenda del Libro dei Comandi

Un’altra versione, più dettagliata, ha come protagonista Stefano Gallone. Il malvagio principe nascondeva un oscuro segreto che non era quello di tagliare la testa a chiunque gli capitasse a tiro, come accadeva. Nelle sue mani sembra fosse finito il famoso “Libro dei Comandi”. Bastava sfogliarlo per chiamare il diavolo a cui poteva chiedere qualunque cosa. Quando ordinò di poter vedere il mare dal suo palazzo, apparve in una sola notte la Chiesa dedicata alla Madonna di Costantinopoli, con il Canale del Rio per collegare la dimora dell’aristocratico al mare, proprio come aveva chiesto il principe.

La notte successiva un servitore troppo curioso, aprendo il libro, si trovò il Diavolo ai suoi comandi e, non sapendo cosa rispondere, disse una frase insensata come “torcere la sabbia e fare fascine d’acqua”. Il re degli inferi, di fronte a quell’ordine che non si poteva realizzare, andò su tutte le furie e buttò le campane della chiesa in mare, abbandonando il lavoro. In molti, ancora oggi, sono pronti a giurare che, durante le mareggiate o nelle notti di tempesta , si sente ancora il suono delle campane gettate nei fondali del porto di Tricase.

La Chiesa dei diavoli, conosciuta anche come Chiesa Nuova, verso la fine dell’ottocento, quando era già stata abbandonata, fu murata. Ma anche in quel caso, la voce che si era diffusa parlava di un provvedimento necessario per imprigionare il maligno tra quelle otto mura.



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