Urla disperate e strane presenze: i fantasmi del Castello Carlo V di Lecce

Leggenda vuole che le sale e i sotterranei del Castello Carlo V siano animati da fantasmi illustri, come lo spirito di Maria d’Enghien e Giangiacomo dell’Acaya

Castello Carlo V, interni (ph. Giuseppe Greco)

Ci sono luoghi che raccontano storie e leggende, anche se il tempo ha cercato di cancellare ogni traccia dei racconti custoditi gelosamente e tramandati di generazione in generazione. È così anche per il Castello Carlo V di Lecce, nel cuore del centro storico, che ha tanto da raccontare del suo passato di fortezza prima espugnabile, poi inattaccabile grazie alla mano di Giangiacomo dell’Acaia, l’ingegnere incaricato di mettere in piedi un maniero militarmente all’avanguardia per l’epoca e morto nelle segrete che aveva costruito lui stesso. Finì i suoi giorni rinchiuso in cella, dopo essere caduto in disgrazia per aver fatto da garante ad un uomo che non onorò i suoi debiti. Da allora, si dice che non se ne sia più andato.

È nei sotterranei che sono state scritte tante storie, rimaste indelebili sui muri che hanno ospitato i prigionieri. Pareti diventate una tela dove disegnare i pensieri. Graffiti che, come un diario o un testamento, raccontano la vita dei carcerati. Torri, stemmi nobiliari, navi, croci segno che la fede era rimasta intatta anche in cella, ricordi di battaglie e vecchie glorie. Alle segrete sono legate anche le storie di fantasmi.

I fantasmi del Castello Carlo V

C’è chi è pronto a giurare di aver sentito il pianto di un bambino. Si dice sia il figlio di un soldato che, mentre giocava, cadde in un pozzo e non fu mai più ritrovato. Forse fu portato via dalla corrente dell’Idume, il fiume sotterraneo che scorre sotto la città di Lecce. Del piccolo scomparso restano solo le urla disperate che, scoccata la mezzanotte, qualcuno continua ad udire. E non è la sola voce che si può ascoltare tendendo l’orecchio. Si racconta che Maria Maria d’Enghien, Regina di Napoli, Principessa di Taranto e Contessa di Lecce, Soleto e Galatina che fu seppellita nell’antico Convento di Santa Croce, torni spesso a far visita al Castello in cui abitò dopo il rientro nella sua amata città. Lo stesso Giangiacomo pare si aggiri ancora lì, nella sua cella scavata nella roccia.

Un’altra anima in pena è quella del generale Tommaso Romano, commendatore di Terra d’Otranto. Seppellito nel 1857 nella Cappella di Santa Barbara che si affaccia sul cortile del castello non ha più trovato pace quando, un secolo dopo, la fortezza divenne una caserma e la sua tomba fu distrutta.

Il Monaco con il saio del Museo Faggiano

Spiriti che raccontano storie, diventate leggende difficili da verificare. Storie che affascinano ancora, come quella dello spettro che si aggira per il Museo Faggiano, un gioiello scoperto per caso durante alcuni lavori di ristrutturazione che il proprietario, Luciano, aveva voluto per realizzare il suo sogno, quello di aprire una trattoria. Forse un monaco, notato anche da alcuni visitatori. La cosa “strana” è che tutti i testimoni hanno indicato lo stesso punto, dove c’era una vecchia porta poi murata.



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