Non è solo un capolavoro di arte con le sue decorazioni che lasciano senza fiato chi l’ammira, soprattutto al tramonto, quando i ricami illuminati dalla luce del crepuscolo mostrano tutta la loro imparagonabile bellezza. La Guglia di Soleto, voluta dal cavaliere francese Raimondello Orsini del Balzo, ha anche una storia ricca di fascino, tradizione e leggende, racconti popolari che affondano le radici nella “terra dei macàri”. Anche un occhio meno attento non potrà fare a meno di notare sulla torre gotica quadrangolare quelle figure umane e bestiali scolpite nella pietra leccese e protagoniste di antiche favole, costruite dalla fantasia di chi non aveva nulla. Sussurrate a fior di labbra dagli anziani, ma talmente forti da resistere al tempo.
Il campanile costruito in una sola notte
Anno del Signore: 1397. Soleto, cittadina a pochi km da Lecce che parla di magia, di superstizioni, di moniti incisi sulle case. Secondo la tradizione, il campanile commissionato dal futuro marito di Maria d’Enghien fu costruito in una sola notte da Matteo Tafuri, celebre alchimista, filosofo, medico, astronomo. Era un amante della conoscenza, ma non nella sua città dove erabadditaro come magoncapace dei più oscuri incantesimi. Per mettere a tacere le dicerie fece scolpire su un architrave della sua casa il motto: Humile so et humiltà me basta. Dragon diventerò se alcun me tasta.
Per realizzare un’opera così imponente e maestosa durante una tempesta, ‘il Socrate di Soleto’ si servì di streghe, demoni e spiriti evocati dal regno oscuro. L’esercito “soprannaturale” chiamato a raccolta era l’unico che poteva completare un’impresa così ardua. Ad una condizione, i lavori dovevano terminare prima dell’alba, ma quattro demoni mentre trasportavano gli ultimi capitelli furono ‘sorpresi’ dal canto del gallo e non riuscendo più a trovare la via del ritorno negli inferi furono pietrificati. Sono ancora lì, ai quattro angoli del campanile, sulla balaustra merlettata del terzo piano.
La storia raccolta altro, che Matteo Tafuri, essendo nato un secolo dopo, non poté costruire la Guglia che oggi si adagia sulla chiesa parrocchiale e opera di Francesco Colaci, di Surbo. Ma il Salento è una terra dove sacro e profano si mescolano e si confondono.
Una Torre che pende
La Guglia, bellissima con i suoi 45 metri di altezza, ha anche un’altra particolarità. La torre guarda a sud, un’inclinazione visibile ad occhio nudo a chi proviene da Galatina. Anche in questo caso la spiegazione va cercata nel fatto che sia stata costruita in una sola notte, e non nelle antiche tecniche di costruzione come è. Tutti sanno che bastava un piccolo difetto di progettazione o un cedimento sul suolo perché le costruzioni dalle fondamenta non proprio solide andassero incontro a problemi di stabilità. Non poche torri sono venute giù come nel caso del campanile di San Marco a Venezia.
Foto di Copertina: Elisabetta Tommasi