Sembra ieri, eppure da quel 1998, anno in cui la Notte della Taranta ha mosso i suoi primi timidi passi, di strada ne ha fatta tanta. Da Melpignano, il ragno descritto nei libri di Ernesto De Martino è riuscito a conquistare, anzi a pizzicare tutti e oggi il concertone finale, come tutto il festival, non ha più bisogno di presentazioni.
Era e rimarrà uno degli eventi più attesi dell’estate salentina, un marchio distintivo di una terra che è riuscita a scacciar via il ‘rimorso’ per fare spazio al riscatto. La notte della Taranta è stato il modo in cui il Salento si è riconciliato con le sue tradizioni, perse nel tempo e improvvisamente riconquistate. Perché è proprio questo che ha fatto, negli anni, il Concertone: ha raccontato un pezzo del passato che il Salento viveva come “vergogna” e ora mostra con orgoglio e dignità.
Edizione dopo edizione, Melpignano, cuore della grecìa salentina, è riuscita a dimostrare che tradizione e identità non sono parole buone solo per qualche convegno, ma tanto, molto di più. Così tra una canzone popolare e un’altra “contaminata”, ad un certo punto, i turisti hanno scoperto una terra ai confini dell’Europa piena zeppa di storie appassionanti, i salentini hanno ricominciato ad amare le loro tradizioni dimenticate per decenni, e la Notte della Taranta, da quei timidi passi mossi a metà tra l’inconsapevolezza di avere tra le mani un grande patrimonio culturale e il convincimento di poter creare un evento in grado di richiamare gente da tutto il mondo, è giunta all’edizione 2025, la numero 28, con un nuovo maestro concertatore, un nome “convocato” per rivisitare i pezzi della musica popolare, nuovi ospiti e super-ospiti e tutti gli ingredienti che hanno fatto dell’evento un simbolo, così come lo è stato in passato, di una terra che non si arrende mai.
La notte di Melpignano è «gioco di squadra» e quello che va in scena sul palco allestito al cospetto dell’ex convento degli agostiniani è solo l’ultimo atto di uno spettacolo che, in realtà, è molto di più di un semplice appuntamento estivo. È tassello dopo tassello che si costruisce quella magia in grado di regalare emozioni alle centinaia di persone che decidono di essere presenti. Perché a quella notte di fine agosto non vuole mancare nessuno, per cantare, ballare e suonare a cerchio.
L’appuntamento per chi vuole farsi pizzicare è per sabato 23 agosto per il concertone finale intitolato Sotto lo stesso cielo. Come ogni anno, decine di migliaia di spettatori raggiungeranno il cuore del Salento per prendere parte all’evento più atteso, diretto dal Maestro concertatore David Krakauer.
Ospiti
Giuliano Sangiorgi canterà due brani della tradizione Lu rusciu de lu mare e Quannu te llai la facce la matina. La sua esibizione sarà preceduta da un video inedito di Lu Carcaluru, brano dialettale del cantante salentino, girato da Edoardo Winspeare nelle campagne leccesi con la partecipazione di Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, étoile e primo ballerino del Teatro alla Scala per sensibilizzare sul dramma della Xylella; Antonio Castrignanò interpreterà Aria caddhipulina e Funtana gitana; Ermal Meta cantautore tra i più amati e raffinati della scena italiana canterà Mediterraneo dal suo ultimo album Buona fortuna e Lule Lule in lingua arbëreshe. Settembre, classe 2001 e vincitore a Sanremo del Premio della Critica “Mia Martini”, canterà Vertebre. Infine, Anna Castiglia, la cui freschezza al di fuori di qualsiasi schema è diventata ormai un tratto distintivo, proporrà uno struggente canto d’amore salentino, Beddha ci dormi.
Per i commenti c’è tempo, quando le luci saranno spente, la gente sarà andata via e si aspetterà con ansia il prossimo anno.
