Il Sedile di Lecce, l’affascinante storia del palazzo del Seggio

Il Sedile di piazza Sant’Oronzo è uno dei monumenti più affascinanti di Lecce, anche per la sua storia. Per valorizzarlo erano disposti anche a demolire la vicina chiesetta di San Marco

Passeggiando in piazza Sant’Oronzo a Lecce è impossibile non notare il Sedile, il palazzo del Seggio che si “affaccia” sull’anfiteatro romano. È ancora più bello quando la luce del sole svela i dettagli del monumento, costruito nel 1592 su quel che restava di un antico edificio demolito nel 1588. Orami decadente, come testimoniano le parole del duca Alfonso d’Aragona che nel 1471 lo descriveva come «molto affumato e tintu del continuo foco», il Seggio fu ricostruito dall’architetto Alessandro Saponaro su incarico del doge veneziano, Pietro Mocenigo che voleva valorizzare il salotto della città, l’antica piazza dei Mercanti, cuore degli scambi commerciali, che ha visto sfilare soldati e processioni, stranieri e cittadini che lì si riunivano per essere informati sugli avvenimenti più importanti.

Compostezza classica rinascimentale con un tocco di gotico, il Sedile di Lecce, uno monumenti più amati del capoluogo salentino, ha tante storie da raccontare, tutte affascinanti. È stata la casa del Comune, un luogo dove il Sindaco poteva ascoltare i bisogni del suo popolo, richiamato dalla campana installata su una torretta che “suonava” in caso di convocazioni, ma anche magazzino. Un’ampia stanza al piano superiore, infatti, custodiva le armi della città che, in caso di guerra o di pericolo, venivano distribuite ai cittadini. È stato usato anche come sede della Regia Dogana e persino della Guardia Nazionale.

La chiesetta di San Marco

Oggi condivide la scena con la “veneziana” chiesetta di San Marco, la “cappella privata” dei mercanti veneti, ma nel 1897 il piccolo gioiello architettonico rischiò di essere demolito per far risaltare tutta la magnificenza del suo benvoluto vicino. Alla fine, dopo un anno di accese polemiche che riempirono le pagine dei giornali locali, fu salvata anche grazie al professor Cosimo De Giorgi, che si “impuntò” per far rimanere la graziosa chiesetta al suo posto, arrivando persino a presentare le dimissioni in caso si fosse proceduto all’abbattimento. Eppure, c’era chi la considerava «una cappelluccia corrosa e di nessuna importanza architettonica, destinata – fra i tesori del patrimonio artistico di Lecce – a passar senza infamia e senza lode» (Gazzetta delle Puglie del 17 luglio 1897).

Una cosa è certa, quello che vediamo oggi non è il vecchio sedile (alcune stanze furono demolite quando fu scoperto l’anfiteatro), che ha subito diversi cambiamenti senza mai perdere il quel ruolo di centralità che ha sempre avuto dal giorno della sua costruzione. Resta solo la loggia, a pianta quadrata, con i suoi pilastri angolari che inglobano una colonna, un tributo forse a Gabriele Riccardi, l’architetto e scultore che per primo aveva applicato questo espediente architettonico nella Basilica di Santa Croce. Sono scomparsi, anche, molti affreschi che ricoprivano le pareti interne. Altri no, sono ancora lì, in bella mostra.

Gli affreschi

Rimuovendo la calce dalla volta, il monumento ha svelato ciò che per lungo tempo ha tenuto gelosamente nascosto. La prima meraviglia ad emergere dal passato è stata quella di un monaco teatino con un’aureola. Non solo, i lavori di restauro hanno portato alla luce altri “disegni”, ben nascosti sotto tenaci strati di calcina. Quanto è rimasto degli affreschi che all’epoca conferivano al monumento un aspetto fastoso. Ci sono le figure allegoriche, inserite in cornici che simulano il marmo, del Dazio, Frode, Onore, Virtù e un ciclo pittorico che rappresenta la vita di Santa Irene, protettrice della Città.

Si possono ammirare anche svariati affreschi sulla vita di Carlo V, un maestoso camino con due porte secondarie sulla parete di fondo e una citazione di Carlo di Borbone scolpita sulla pietra leccese, in cui il re di Spagna ringrazia la città per le due caraffe con olio Benedetto di Sant’Oronzo gli erano state donate.

Chi si domanda chi abbia progettato una piazza così singolare troverà la risposta nel tempo. Sant’Oronzo, dove si possono ammirarer le testimonianze di molte epoche passate, è un po’ come un libro da sfogliare. Il Sedile oggi si mostra in tutto il suo splendore, di giorno come di notte, quando un raffinato gioco di luci esalta la sua bellezza, bellezza che Lecce nasconde in ogni angolo.



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